L'UE ha varato il regolamento 2021/341, che sancisce il diritto alla riparazione per i suoi cittadini, per rendere i prodotti di consumo popolari più duraturi e riparabili. Gruppi di pressione industriali avevano spinto la Commissione europea ad abbandonare i piani più ambiziosi, ma la pressione dei cittadini ha ottenuto una piccola vittoria.
La Commissione Europea, dopo un debutto scoppiettante della discussione nel 2018, aveva notevolmente indebolito le proposte di obbligo dei produttori a rendere gli elettrodomestici facilmente riparabili e durevoli in base alla progettazione. Grazie alla crescente pressione dei principali gruppi di lobby degli elettrodomestici, e contro il sostegno a queste misure da parte dei cittadini, le misure si erano notevolmente edulcorate.
Le principali categorie di prodotti interessate sono illuminazione, monitor e TV, lavatrici, lavastoviglie e frigoriferi. Le aziende tecnologiche, tra cui Apple e altri marchi rappresentati da potenti gruppi di pressione come Applia, Digital Europe e Lighting Europe, rendono sempre più difficile e costoso riparare i loro prodotti o sostituire componenti chiave.
Ostacolare la riparazione aumenta le vendite. Ma questo va a scapito delle persone e del pianeta. Per questo è stata creata una coalizione di ONG guidate dall'European Environmental Bureau (EEB) e da ECOS, chiamata Righ to Repair.
Uno studio condotto per la stessa Commissione europea aveva rilevato che la maggior parte dei cittadini dell'UE avrebbe voluto acquistare prodotti riparabili e durevoli, ricevendo allo stesso tempo maggiori informazioni sulla riparabilità presso il punto vendita. Lo studio rivelava che i consumatori ritenessero la riparazione spesso troppo costosa o difficile.
Nel 2014, un'altra indagine dell'U aveva rilevato che il 77% dei cittadini volesse riparare i propri prodotti piuttosto che acquistarne di nuovi, ma ancora una volta i costi elevati e la scarsa disponibilità dei servizi di riparazione sono i principali ostacoli. Questa è anche una perdita enorme per l'economia mondiale. Il valore totale di tutte le materie prime presenti nei rifiuti elettronici è stato di quasi 55 miliardi di euro nel 2016, più dell'intero PIL della Bulgaria. In Europa, le proposte originali potrebbero anche tradursi in migliaia di nuovi posti di lavoro nel settore delle riparazioni.
L'Europa non è preparata ad affrontare adeguatamente le crescenti quantità di rifiuti elettronici potenzialmente tossici. Le discariche traboccano. I riciclatori non riescono a tenere il passo, motivo per cui a volte i rottami vengono spediti illegalmente nei paesi in via di sviluppo dove potrebbero essere trattati in condizioni non sicure (vedi Raee: stop alla vergogna della discarica di Guiyu, Cina oppure RAEE: tossine nelle uova africane). In Europa, solo il 35% dei rifiuti elettronici è segnalato come correttamente raccolto e riciclato.
Le Nazioni Unite hanno avvertito di una grave minaccia per il pianeta e la salute umana legata ai rifiuti elettronici. Recentemente, sono stati trovati ritardanti di fiamma nei giocattoli per bambini e nei beni di consumo realizzati con plastica riciclata. I rifiuti elettronici sono il flusso di rifiuti in più rapida crescita al mondo e si stima che raggiungerà quasi 50 milioni di tonnellate nel 2018.
Come dicevamo, nel settembre 2018 la Commissione Europea aveva progettato una legge per:
- Migliorare il design di determinati prodotti, in modo che i componenti chiave possano essere facilmente riparati o sostituiti;
- Mettere i pezzi di ricambio a disposizione di consumatori, rivenditori e riparatori per 7-10 anni;
- Offrire ai riparatori indipendenti l'accesso alle informazioni tecniche, come gli schemi elettrici o le viste esplose dei prodotti.
Per la prima volta, l'Europa presentava requisiti che avevano il potenziale per trasformare il modo in cui produciamo e utilizziamo gli elettrodomestici. Le ONG avevano salutato le proposte come una vittoria per i consumatori e l'ambiente, sperando di creare un precedente per più prodotti e requisiti.
Ma dopo essere state riviste dalla Commissione, sotto la spinta delle lobby, le proposte rispecchiavano convenientemente il linguaggio dell'industria e le sue richieste. Quali erano le modifiche più significative?
Le disposizioni per un design migliore che facilitasse la riparazione attraverso lo smontaggio non distruttivo dei componenti chiave erano state sostituite con disposizioni mirate al riciclaggio attraverso la facilità di smontaggio solo a fine vita. Ciò avrebbe reso più facile distruggere e riciclare una macchina, non ripararla.
Le disposizioni che concedevano l'accesso alle informazioni sulla riparazione e sulla manutenzione ai riparatori indipendenti erano state limitate ai soli riparatori professionisti. Ciò avrebbe limitato l'accesso alle informazioni da parte dei centri di riparazione o delle officine di riparazione indipendenti, limitando la portata e la disponibilità dei servizi di riparazione.
Inoltre, nel caso di display e televisori, erano state eliminate le disposizioni essenziali che vietano l'uso di ritardanti di fiamma alogenati in contenitori di plastica. Queste sostanze chimiche rappresentano un'ulteriore barriera allo sviluppo di materiali riciclati di alta qualità. Sono anche noti per interrompere la funzione tiroidea e causare deficit neurologici e di attenzione nei bambini.
L'indebolimento delle proposte è stato un duro colpo per i consumatori, stanchi di sprecare soldi in prodotti che sono progettati per diventare prematuramente rifiuti. L'azione che ne è seguita, promossa appunto da Right To Repair, ha comunque ottenuto un risultato, che va visto come punto di partenza, non di arrivo.
Si tratta, appunto, del regolamento UE 2021/341, che stabilisce la progettazione ecocompatibile per una selezione di prodotti. Nello specifico si parla di server e unità di archiviazione dati, motori elettrici e variatori di velocità, apparecchi di refrigerazione, sorgenti luminose e unità di alimentazione separate, display elettronici (anche televisori), lavastoviglie, lavatrici, lavasciuga e macchine refrigerate per il vending (vedi Covid: il declino delle macchinette distributrici). Il regolamento impegna i membri a partire dal primo marzo 2021.
I fabbricanti o gli importatori sono obbligati a mettere a disposizione dei riparatori professionisti una serie di pezzi essenziali (motori e spazzole per motori, pompe, ammortizzatori e molle, cestelli di lavaggio ecc.) per almeno 7-10 anni dall’immissione sul mercato dell’UE dell’ultima unità di un modello, sottolinea il documento della Commissione.
Bruxelles ha previsto ovviamente l’obbligo a rendere disponibili i manuali tecnici per i professionisti, ma anche vantaggi per i riparatori amatoriali, quindi per il classico fai-da-te domestico. I produttori infatti dovranno mettere a nostra disposizione “alcuni pezzi di ricambio per diversi anni dopo che un prodotto è stato ritirato dal mercato”. Il tempo massimo di consegna per tutti questi pezzi è di 15 giorni lavorativi dall’ordine, conclude la Commissione.
La campagna Right to Repair ha accolto positivamente il nuovo regolamento ma sottolineato che si tratta solo di un primo passo. Le normative purtroppo si applicano ancora solo a un ristretto numero di tipologie di prodotto immesse sul mercato a partire da quest’anno.
Spicca l’esclusione proprio di smartphone e portatili, probabilmente fra le categorie più esposte al rischio di obsolescenza prematura. Ci vorranno ancora anni prima che qualsiasi tipo di requisito di riparazione sarà applicabile a loro.
La maggior parte dei pezzi di ricambio e dei manuali di riparazione saranno accessibili solo ai riparatori professionisti. Non quindi a consumatori o progetti non profit a scopo educativo. Inoltre allo stato attuale, in alcuni casi, mancano registri ufficiali per individuare i riparatori professionisti. Inoltre, le normative non menzionano la disponibilità di ‘schemi’, che sarebbero necessari ai riparatori per eseguire riparazioni a livello di componente.
Infine, non ci sono riferimenti ai prezzi dei pezzi di ricambio e l’eventuale raggruppamento di più componenti. Ai riparatori potrebbe essere richiesto di sostituire una parte più grande, invece di sostituire una singola difettosa.
Si tratta evidentemente di un inizio, e non di una conquista. Speriamo che le leggi si precisino e si amplino a sufficienza: ne va della circolarità dell'economia, e dalla salvezza del pianeta.