Da ieri, San Francisco è testimone di un evento senza precedenti: i robotaxi di Waymo, azienda statunitense di proprietà di Google, sono ora disponibili per tutti. Non più riservati a una manciata di coraggiosi volontari, questi taxi senza conducente sono ora accessibili agli oltre 800 mila residenti e ai numerosi turisti che affollano la città. La celebrazione dell’evento è stata accompagnata da grandi annunci e festeggiamenti, ma dietro la facciata trionfale si nasconde una realtà ben diversa.
Il costo di questa innovazione è astronomico. Nei bilanci di Waymo, emerge che i robotaxi hanno richiesto 15 anni di lavoro e un investimento di circa otto miliardi di dollari.
Questa spesa colossale, nascosta dietro i sorrisi e gli slogan, solleva interrogativi sul vero costo del progresso tecnologico. Fa ridere chi ammanta ancora il neo-capitalismo, dominato da BigData, di aspetti romantici, fatti di studenti universitari tanto squattrinati quanto geniali, che nel garage paterno, nelle ore libere rubate allo studio, realizzano accrocchi affascinanti come il robo-taxi. Oggi, se non hai 8 miliardi e 15 anni a disposizione, è meglio lasciar perdere.
Questo l'aspetto pratico. Ma c'è anche un aspetto finanziario: chi pagherà a Google 8 miliardi? Anche se tutti gli abitanti della città usassero il robotaxi una volta alla settimana, e questo fruttasse a Google, diciamo, 1 dollaro a corsa, al netto di spese, tasse, e parcelle dei commercialisti, servirebbero 10.000 settimane per rientrare dell'investimento, vale a dire poco meno di 200 anni. Senza spendere un dollaro di interessi.
È evidente che la partita a non si gioca a San Francisco, e probabilmente nemmeno sui taxi. L'obiettivo di Google è molto più ambizioso: conquistare il mercato globale dei trasporti, imponendo l’auto senza pilota come standard in ogni parte del mondo. Ma, ancora più probabilmente, non è l'auto il vero obiettivo, ma il camion (vedi questo articolo).
San Francisco è stata scelta non a caso. Dopo i primi test nel 2020 a Phoenix e Los Angeles, la città californiana rappresenta una sfida complessa con le sue ripide colline, il traffico caotico e le frequenti nebbie. Nonostante le polemiche sulla sicurezza (la National Highway Traffic Safety Administration ha aperto diverse indagini su Waymo dopo 22 incidenti) Google sostiene che il suo sistema abbia raggiunto livelli di sicurezza senza precedenti, con oltre 30 milioni di chilometri percorsi nelle città della Silicon Valley.
Rimangono forti dubbi sulla capacità dei robotaxi di operare in contesti urbani complessi e imprevedibili come quelli italiani, dove le battaglie per le licenze taxi e il caos del traffico cittadino rappresentano sfide formidabili. La tecnologia, per quanto avanzata, potrebbe non essere sufficiente a superare la resistenza delle lobby dei tassisti e le peculiarità delle metropoli italiane, oltre a delle leggi sulla circolazione stradale che, almeno da noi, paiono fortunatamente dure a morire.
L’arrivo dei robotaxi a San Francisco segna un passo importante verso un futuro senza conducente, ma il cammino è ancora zeppo di ostacoli. La sfida non è solo tecnologica, ma anche politica e sociale. Solo il tempo ci dirà come andrà a finire. Non ci aspettiamo niente di buono...