Ripristinando le foreste, si riducono in automatico le emissioni nette di CO2. La conservazione della natura selvatica è un dovere dell'umanità, non una questione di convenienza. Ma è incoraggiante sapere che investire in essa contribuisce alla lotta contro il riscaldamento globale.
Un nuovo studio ha evidenziato come protezione e ripristino della natura potrebbero offrire vantaggi anche per il clima. Abbastanza intuibile, ma confortante.
Le auto elettriche (vedi
Fine di auto e furgoni a combustibili fossili dal 2040), le rinnovabili (vedi
Le economie emergenti investono di più in rinnovabili), i parchi eolici galleggianti (vedi
L'energia eolica dell'oceano) sono tutti tasselli della grande strategia per ridurre le emissioni fino al rispetto dell'accordo di Parigi. Ma non sono i soli modi per contrastare il cambiamento climatico.
Un nuovo studio, condotto da scienziati della Nature Conservancy e pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science ha evidenziato come l'importanza della protezione e del ripristino della natura potrebbero offrire vantaggi per il clima equivalenti a fermare la combustione del petrolio.
In particolare, lo studio ha scoperto che piantare più alberi e fermare la deforestazione, migliorare il territorio agricolo e la gestione del bestiame e proteggere e ripristinare le zone umide, potrebbero fornire circa 11,3 miliardi di tonnellate di riduzione di emissioni di CO2 all'anno entro il 2030.
Stando all'articolo, il 37% delle riduzioni delle emissioni coincide col raggiungimento dell'obiettivo stabilito dall'accordo di Parigi, ma è anche
equivalente a fermare del tutto la combustione del petrolio.
Tralasciando i vincoli di costo, si potrebbe fare anche di più: il risparmio delle emissioni potrebbe essere pari a 23,8 miliardi di tonnellate di anidride carbonica all'anno, il 30% in più rispetto alla stima precedente.
In particolare, le aree in cui serve maggiore concentrazione riguardano il ripristino di terre boschive, la prevenzione della perdita delle foreste esistenti, il miglioramento delle pratiche forestali e di gestione del bestiame, l'applicazione di fertilizzanti chimici più agevoli e l'agricoltura naturale e la prevenzione della distruzione delle zone umide, principalmente a causa dell'olio di palma.
E' incoraggiante sentire che tali strategie, la maggior parte delle quali forniranno una grande biodiversità, miglioramenti sanitari e sociali oltre alle riduzioni delle emissioni, possono avere un impatto significativo sul cambiamento climatico.
Certo, la conservazione della natura selvatica è un dovere dell'umanità, non una questione di convenienza. Ma è incoraggiante sapere che ogni euro investito in questo essenziale presupposto alla nostra sopravvivenza, porta acqua al mulino degli accordi di Parigi, e al conseguimento dei suoi obiettivi.
Per questo, accanto all'investimento in auto elettriche e pannelli solari, potrebbe essere utile anche rafforzare gli sforzi nel
finanziare la protezione e il restauro dei sistemi naturali in tutto il mondo.