La Germania scuote il mondo della lotta al riscaldamento globale, prendendo decisamente il comando nella corsa delle nazioni verso lo zero netto: l'obiettivo più ambizioso è anticipato di cinque anni.
La coalizione di governo della cancelliera Angela Merkel ha dichiarato mercoledì che punterà ad eliminare le emissioni di gas serra entro il 2045, cinque anni prima rispetto all'obiettivo precedente, e in anticipo rispetto alle principali economie mondiali. I politici stanno lavorando a una nuova legge sul clima che aumenterà gli obiettivi di riduzione a breve termine della Germania, portandola al vertice della già virtuosa Unione europea.
La decisione coraggiosa si distingue anche in un momento, come questo, di promesse monumentali da parte delle maggiori potenze economiche. La Cina aveva sorpreso il mondo a settembre con un impegno per il 2060, mentre gli Stati Uniti intendono dimezzare le emissioni entro il 2030 e persino l'India è al lavoro per fissare un obiettivo zero netto. Il nuovo obiettivo della Germania la pone davanti a tutti questi paesi e potrebbe far accelerare la corsa a chi la spara più grossa.
È evidente che la scelta teutonica rappresenta un segnale politico chiaro, che invoglierà altri paesi europei, e alcuni al di fuori, a muoversi più velocemente verso lo zero netto.
Raggiungere lo zero netto entro il 2045 è un'impresa enorme. La Germania dovrà tagliare le emissioni non solo dal settore elettrico che beneficia di energie rinnovabili e batterie, ma anche da fabbriche che producono acciaio e cemento, che non hanno ancora alternative economiche pulite.
Secondo i tecnici, l'obiettivo sarebbe raggiungibile. Un rapporto pubblicato il mese scorso dal think tank Agora Energiewende sostiene che, per arrivarci, la Germania dovrà raddoppiare il ritmo di riduzione delle emissioni a 30 milioni di tonnellate all'anno nei prossimi 25 anni, in gran parte aumentando la fornitura di energia rinnovabile e chiudendo le centrali a carbone, gas e nucleari.
La produzione di energia da carbone dovrà essere gradualmente eliminata entro il 2030, prima dell'attuale obiettivo del 2038. Le emissioni industriali possono essere affrontate introducendo metodi più puliti di produzione dell'acciaio e incentivando l'uso dell'idrogeno verde. Le case e gli uffici dovrebbero ridurre la loro impronta di carbonio implementando 6 milioni di pompe di calore e facendo crescere le reti di teleriscaldamento.
Una delle sfide principali sarà quella di affrontare l'inquinamento provocato dall'imponente industria automobilistica. La Germania avrà bisogno di 14 milioni di veicoli elettrici su strada entro la fine del decennio, ha dimostrato lo studio Agora, rispetto ai 10 milioni a cui si rivolge attualmente. In passato, l'influente lobby automobilistica si è opposta agli sforzi per ridurre l'inquinamento e ha respinto le richieste per un futuro esclusivamente elettrico. Ma oggi, giganti come Volkswagen AG e Daimler AG stanno pianificando una rapida elettrificazione delle loro flotte, cosa che renderebbe possibile un divieto per i motori a combustione, impensabile fino a poco fa.
Certo, elettrificare il trasporto automobilistico non servirebbe a un granché, nella pratica, se si prosegue nel delirio di auto sempre più grosse e potenti (vedi Auto elettriche: servono davvero?). Ma questa impostazione di facciata è dominante nel mondo, e ha il pregio di non danneggiare gli interessi delle case automobilistiche, i veri padroni della baracca gestita temporaneamente da Frau Merkel.
Per incentivare questo tipo di svolte politiche, si parla anche di aumento del prezzo europeo per l'emissione di CO₂, il cui prezzo basso rende l'arzigogolato meccanismo del cap&trade una pagliacciata indegna. All'inizio di questa settimana, i futures sul mercato del carbonio dell'UE hanno superato per la prima volta i 50 euro/tonnellata. È ora interesse della Germania mantenere il prezzo del carbonio abbastanza alto.
Diversi fattori hanno portato all'annuncio del 2045. In una sentenza senza precedenti la scorsa settimana, la più alta corte tedesca ha affermato che la legge sul clima esistente mette a rischio il futuro dei giovani rimandando la maggior parte dei tagli alle emissioni a dopo il 2030. Il partito dei Verdi è balzato avanti nei sondaggi prima delle elezioni di settembre, e la coalizione della Merkel si trova in affanno.
Il nuovo obiettivo tedesco ridurrà le emissioni entro il 2030 del 65% dai livelli del 1990: un bell'incremento, rispetto al precedente obiettivo del 55%. Ciò lo metterà secondo solo al Regno Unito, che vuole ridurre l'inquinamento del 68% nello stesso periodo. Indipendentemente da chi vincerà le elezioni tedesche, il numero di leader con un mandato sul clima è destinato a crescere negli incontri del G-7 e del G-20 di fine anno e la mossa alzerà il livello dei colloqui globali sul clima a novembre.