Secondo uno studio californiano, in oceano aperto c'è abbastanza vento per alimentare più di un mondo come il nostro.
Il vento oceanico in acque profonde è una fonte praticamente inesauribile. Ma occorre una tecnologia di trasporto ancora non disponibile, e piattaforme galleggianti.
Una nuova ricerca mostra che c'è un così grande potenziale di potenza eolica negli oceani che potrebbe teoricamente essere usata per
generare tutta l'energia che serve sul pianeta, a patto di essere disposti a coprire enormi tratti di mare con turbine e di riuscire a installarle e mantenerle anche in ambienti oceanici spesso estremi, ma soprattutto di riuscire a portare tutto quel popò di energia sulla terraferma.
È molto improbabile che si riesca a costruire turbine in oceano aperto su estensioni simili, anzi, farlo
potrebbe anche alterare il clima del pianeta, secondo la ricerca. Ma il messaggio più immediato è che l'energia eolica in oceano aperto ha un grande potenziale, rafforzando l'idea che le installazioni galleggianti su acque molto profonde potrebbero costituire il prossimo passo importante per la tecnologia dell'energia eolica.
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Una sorta di semaforo verde per questo settore da un punto di vista geofisico", dice Ken Caldeira dell'Istituto per la Scienza Carnegie a Stanford, in California.
Lo studio, pubblicato dall'Accademia Nazionale delle Scienze, è stato guidato dalla ricercatrice del Carnegie Anna Possner, che ha lavorato in collaborazione con Caldeira.
Lo studio prende spunto una ricerca precedente che aveva scoperto che c'è probabilmente un limite superiore alla quantità di energia che può essere generata da un parco eolico che si trova sulla terraferma. Il limite sta nel fatto che
ogni turbina rallenta la velocità del vento, creando microscopiche modifiche alla meteorologia e potenzialmente al clima, ma anche lasciando meno energia eolica per altre turbine.
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Se ogni turbina prelevasse metà dell'energia che scorre attraverso di essa, dopo la seconda fila, avremmo solo un quarto dell'energia e così via", spiega Caldeira.
L'oceano è diverso. Innanzitutto, le velocità del vento potrebbero essere del 70 per cento superiori a quelle di terra. Ma la cosa più importante è ciò che potremmo chiamare
'ricostituzione del vento'. In sostanza, il limite superiore dell'energia prelevabile con le turbine è
notevolmente superiore in oceano aperto.
Lo studio confronta due parchi eolici teorici di quasi 2 milioni di chilometri quadrati situati negli Stati Uniti e nell'Atlantico aperto. La copertura di gran parte degli Stati Uniti centrali con le centrali eoliche sarebbe insufficiente per alimentare i soli Stati Uniti più la Cina, vale a dire una potenza di circa 7 terawatt (un terawatt è equivalente a mille miliardi di watt).
Una superficie equivalente in Atlantico settentrionale potrebbe teoricamente alimentare questi due paesi più alcuni altri. L'energia potenziale che può essere estratta dall'oceano, data la stessa area, è "
almeno tre volte superiore."
Ci vorrebbe un parco eolico ancor più grande, 3 milioni di chilometri quadrati in mezzo all'oceano, per fornire l'attuale umanità di energia, circa 18 terawatt. Una zona più grande della Groenlandia. Teoricamente l'energia eolica disponibile nell'Atlantico settentrionale potrebbe essere sufficiente per alimentare il mondo.
Sono solo
calcoli teorici, non realizzabili per una miriade di fattori pratici, compresa la stagionalità del vento e la mancanza di tecnologie per trasferire questa energia sulla terraferma. Inoltre, è stato calcolato che il prelievo di questa energia dal vento raffredderebbe alcune parti dell'Artide di ben 13 gradi Celsius. Ovviamente, l'impatto sul clima sarebbe molto minore se la produzione di energia non fosse concentrata in un solo parco eolico.
La ricerca conferma l'utilità di sfruttare
un mix di fonti energetiche rinnovabili. Secondo gli esperti di energia, tra le fonti rinnovabili, l'energia solare ha il maggior potenziale di scalare e generare potenza di terawatt, sufficiente a soddisfare grandi parti della domanda di energia umana. Questo studio non lo contesta, ma suggerisce che l'eolico offshore può essere affiancato al sole.
La ricerca traccia una sorta di
terza fase per l'energia eolica. Sulla terra, le turbine sono ben consolidate e vengono installate ogni anno. In mare, nel frattempo, le aree costiere ora stanno vedendo sempre più impianti installati, ma ancora in acque relativamente poco profonde.
Per uscire in aperto oceano, dove il mare spesso è ben oltre il chilometro di profondità, dovrebbe essere necessaria un'altra tecnologia, probabilmente una turbina galleggiante con cavi che ancorano l'intera turbina al fondo marino.
La sperimentazione con questa tecnologia sta già avendo luogo: Statoil si sta muovendo per costruire una grande centrale eolica galleggiante sulla costa della Scozia (vedi
Scozia: progetto eolico galleggiante), in acque di circa 100 metri di profondità per 15 megawatt (milioni di watt) di capacità di generazione di energia elettrica. Le turbine sono alte 253 metri, ma 78 metri di quella lunghezza si riferiscono alla parte flottante sotto la superficie del mare.