Parti fondamentali di centrali nucleari costruite con materiali scadenti. In Francia e Giappone le autorità nazionali chiudono numerosi impianti. Aumentano i dubbi su questa tecnologia megalomane e complessa.
Indagini giudiziarie determinano la chiusura di 20 impianti nucleari in Francia. Sotto accusa i componenti in acciaio, costruiti con materiale scadente. Coinvolte aziende tecnologiche e acciaierie francesi e giapponesi. Dubbi anche sui reattori nipponici.
20 reattori nucleari, un terzo degli esistenti, sono stati chiusi in Francia dalle autorità di regolamentazione del settore per irregolarità costruttive.
Il provvedimento è scattato a seguito delle indagini sui documenti che dovevano attestare le quantità di carbonio nell'acciaio utilizzato negli impianti. Tali
documenti sarebbero stati falsificati per nascondere l'eccesso di carbonio, responsabile di una maggiore rigidità e fragilità del materiale.
Poiché le indagini sono ancora in corso alla data odierna, è presumibile la chiusura di altri impianti. Non si tratta ancora di vera e propria
crisi per l'industria nucleare transalpina, ma si sta mettendo grande pressione sulle finanze del gigante nucleare francese EDF, causando aumenti dei prezzi dell'energia elettrica in tutta l'Europa occidentale, che si approvvigiona abbondantemente, e sottocosto, di energia nucleare francese.
La prima conseguenza è negativa dal punto di vista ambientale: la Francia
sta riaprendo alcune centrali a carbone messe fuori servizio negli anni scorsi, e questo provvedimento sta per essere preso anche in paesi vicini, tra cui la Germania, privata dell'economica energia nucleare francese.
La Francia non è l'unico paese colpito dallo scandalo. Una società giapponese, la
Japan Casting & Forging Corporation, è presumibilmente stata coinvolta nella falsificazione di documenti di controllo di qualità per le parti in dotazione ai reattori sia in patria che in Francia.
L'organizzazione per la sicurezza nucleare giapponese (
NRA - Nuclear Regulation Authority) sta ora indagando, ma finora nessun impianto in Giappone, dei pochi rimasti aperti dopo il disastro di Fukushima del 2011, è stato chiuso.
Questo dramma si sta svolgendo silenziosamente da mesi. Ma, non appena i falsi documenti e i componenti potenzialmente difettosi sono venuti alla luce, l'autorità francese ASN ha iniziato con ispezioni e chiusure.
Il problema è
l'eccesso di carbonio, ben al di sopra dei limiti di sicurezza previsti, nell'acciaio dei componenti e nelle vasche di contenimento in acciaio, fatto che li rende eccessivamente fragili. Il timore di guasti catastrofici ha reso necessari i provvedimenti cautelari.
A questo problema tecnico si aggiunge quello giuridico, legato alle responsabilità di chi ha prodotto documenti falsi.
Areva, l'azienda francese di proprietà statale produttrice di componenti nucleari, sta ricontrollando tutti i 9.000 rapporti di produzione della sua gigantesca fucina di Le Creusot, compresi 6.000 componenti per reattori nucleari, alcuni dei quali esportati al di fuori della Francia.
Le prime anomalie sono stati scoperte nel 2014 presso l'impianto in costruzione a Flamanville nel nord della Francia. Il carbonio in eccesso è stato trovato nell'acciaio costituente il recipiente a pressione dell'impianto. Questo ha causato notevoli costi aggiuntivi e peggio ancora ritardi per il completamento del reattore principale. Ancor oggi il recipiente non è stato dichiarato sicuro, e una decisione finale non sarà presa fino al prossimo anno.
Le indagini seguite a questo difetto potenzialmente disastroso hanno portato alla scoperta, nel maggio di quest'anno, di 400 altre parti non conformi agli standard di sicurezza e a una massa di documentazione falsificata sui controlli di qualità. Molte delle parti sono dentro le centrali nucleari attualmente in funzione.
Secondo la rivista
Power Magazine, un funzionario ASN, che vuole rimanere anonimo, avrebbe rivelato che altre centrali nucleari con parti sospette saranno ispezionate nelle prossime settimane.
Il Japan Times ha riferito che la Japan Casting & Forging Corporation è sotto inchiesta dell'Autorità nucleare del paese, in qualità di fornitore degli impianti francesi, e questo
rende più complicata la riapertura di alcuni reattori giapponesi, già decisa dal governo, chiusi dopo Fukushima.
Shaun Burnie, esperto nucleare di
Greenpeace Germania, ha dichiarato: "
L'industria nucleare in Francia è ora in crisi a causa dei risultati dei test sul carbonio, con 11 reattori forniti dall'acciaieria giapponese Japan Casting & Forging Corporation chiusi e sotto inchiesta da parte del regolatore" (secondo Greenpeace gli impianti sarebbero dunque 11 e non 20, ndr).
"
Nessun test simile è stato fatto in Giappone. Per questo la NRA e soprattutto le comunità che vivono nei pressi dei reattori nucleari, non conoscono i rischi degli impianti nucleari," ha aggiunto Burnie.
"La NRA deve obbligare le aziende in Giappone a eseguire urgentemente il test sul carbonio, a cominciare dagli impianti oggi in esercizio."
La questione solleva i dubbi sulle enormi complessità derivanti dall'esercizio delle centrali nucleari, bestioni ingestibili che devono essere praticamente perfetti per garantire un minimo di sicurezza (e nemmeno questo sempre basta, vedi Fukushima).
Una perfezione che, vista la lunghezza della filiera tecnologica, è ben difficile da raggiungere. I dubbi sono aumentati dal fatto che
le nuove tecnologie di rete hanno reso obsoleto il concetto stesso di mega-impianto centralizzato di produzione energetica, in favore di
reti distribuite di mini-centrali a rinnovabili.