Lo smaltimento delle macerie, settore in crisi di spazi e costi, ha fatto sentire la sua criticità non appena l'edilizia è tornata a crescere dopo anni di buio assoluto.
In questi mesi disperati, uno dei pochi settori che sembra reggere, sorretto dalla valanga di incentivi pubblici del Recovery Plan, è quello edile. Grazie agli incentivi cospicui, promessi ma finora non accordati, e in ogni caso non completamente trasparenti nella loro applicazione, le aziende delle costruzioni pare stiano vivendo un momento relativamente sereno.
Ma non è tutto oro quello che luccica: molti cantieri sono partiti più per un atto di volontà che per pianificazione organizzata, visto che, al momento, non si sa chi pagherà e quanto, per i lavori di ristrutturazione iniziati. E, nel marasma dei lavori comunque partiti, gli addetti devono affrontare tutta una serie di problemi logistici che stanno ostacolando non poco la ripresa dei lavori. Uno di questi è, storicamente, lo smaltimento delle macerie.
Si tratta di un problema che è rimasto sopito a causa della crisi dell'edilizia, e che ora, visto che il governo ha puntato sulle costruzioni per la ripresa economica, è tornato prepotentemente alla ribalta. Tra i rifiuti smaltiti, le macerie da demolizione di costruzioni, e con essi tutti i rifiuti detti 'inerti', occupano il primo posto come massa smaltita, di gran lunga. Non solo, ma nella torta ideale dei rifiuti, costituiscono la netta maggioranza, non solo relativa.
Gli impianti di triturazione e rimozione delle macerie devono affrontare notevoli costi. Per poter utilizzare gli scarti nei sottofondi stradali, il cosiddetto 'riciclato' devono essere trasformati secondo le specifiche richieste, e ciò comporta un enorme dispendio di energia.
Se non è possibile riciclarli, anche lo spazio occupato in discarica è un costo. A questi problemi economici, vanno aggiunti quelli logistici: le code per il rispetto delle norme Covid-19 stanno intasando i punti di scarico. E anche questo è un aggravio di costi.
Tutto questo favorisce lo smaltimento illegale delle macerie, che consiste più spesso nell'abbandono di queste in discariche abusive, al riparo da occhi indiscreti. È ovvio che chi offre il servizio di smaltimento utilizzando scarichi abusivi riesce a far pagare ai clienti tariffe notevolmente più basse.
"Non possiamo competere con i prezzi praticati da coloro che praticano il dumping illegale," sostiene Antonio Fasoli, operatore del settore e titolare di un impianto di triturazione. "La maggior parte del materiale che preleviamo viene riutilizzata. Quindi, se molti di noi dovessero chiudere l'attività, sarebbe un grave danno alla circolarità dell'economia."
Gran parte del riciclato è utilizzato come materiale di copertura, qualcosa di cui la discarica ha un disperato bisogno per coprire i rifiuti domestici e frenare la tendenza degli incendi nella discarica, oppure come sottofondi stradali.
La categoria lamenta che gli affari sono stati fortemente influenzati dal Covid-19 e sebbene il governo avesse accantonato fondi per assistere diverse imprese, a oggi non hanno ricevuto alcuna assistenza, pur essendo tutte piccole imprese.
La sicurezza rimane uno dei problemi principali per gli autisti addetti allo scarico di macerie. La quantità di corse richieste agli autisti, per contenere i costi del servizio, è insostenibile, e questo provoca stanchezza e distrazione. Anche quando nel sito della discarica si osservano tutte le misure di sicurezza, le frequenti code possono provocare tensioni e nervosismi.
Gli accessi a questi impianti sono in genere costituiti da strade sterrate, e stagioni di forti piogge, come questa, possono compromettere l'accesso al sito. I veicoli impantanati e costretti a fermarsi, oltre ad aumentare le code, costituiscono un pericolo per operazioni di soccorso non sempre svolte in sicurezza.
Tutti questi problemi richiedono l'attenzione delle autorità, per rendere agevole lo smaltimento di un settore che è stato, a torto o ragione, considerato critico per la ripresa economica nel Paese.