Aderendo a un piano governativo, i pescatori del Kerala riportano a riva la plastica impigliata nelle loro reti. Servirà a ricostruire le strade.
Nello stato noto come il gioiello dell'India meridionale,il Kerala, i pescatori sono stati coinvolti per mantenere pulito il mare, e garantire loro il mezzo di sostentamento, contro l'inquinamento da plastica. La loro associazione di categoria sta incoraggiando i pescatori a riportare a riva tutti i rifiuti di plastica pescati dalle loro reti per sostenere un'iniziativa governativa, varata nel 2017, per i mari puliti che sta trasformando la plastica in strade.
Penisola sulla punta sud-occidentale dell'India, il Kerala ha una fiorente comunità di pescatori. L'industria della pesca impiega direttamente 55.000 persone che lavorano su 3.600 barche e, indirettamente, quasi un milione di persone, generando 1,5 miliardi di rupie (12 milioni di euro) di fatturato.
Il contenuto di plastica è aumentato notevolmente, negli ultimi anni, nelle acque di pesca. Così il governo locale ha intrapreso un'iniziativa, attraverso una legge sui mari puliti nota come Suchitwa Sagaram, che ha incaricato l'autorità portuale di distribuire sacchi di nylon ai pescherecci con la richiesta di salvare ogni frammento di plastica che rimane impigliato nelle loro reti.
Chi conosce il mare sa che la plastica recuperata è di pessima qualità: lacerata dal moto ondoso, dalla luce del sole e dalla salsedine. Inoltre è troppo eterogenea e contaminata per essere avviata al riciclo. Per questo, una volta a terra, viene sminuzzata in coriandoli e mescolata con l'asfalto, per ricoprire le strade.
Non è naturalmente un'operazione ad alto valore aggiunto, ma i conti rimangono positivi poiché l'equivalente in plastica di un milione di borse della spesa sarà incorporato in un chilometro di strada, sostituendo una tonnellata di asfalto ad alto contenuto di emissioni e riducendo i costi dei materiali (comunque bassi) di circa il 9%.
La plastica sembra anche dare alle strade una maggiore resistenza all'immenso calore del sole indiano di mezzogiorno.
Ad aprile, il Guardian riporta come il progetto abbia finora accumulato 80 tonnellate di plastica, di cui più della metà è stata destinata alla creazione di 135 km di strada. Briciole, dal punto di vista quantitativo, ma il valore del servizio di pulizia dei mari è in realtà enorme.
"In precedenza, non ci importava molto della plastica che raccoglievamo nelle nostre reti", sostiene Peter Mathias, presidente dell'Associazione dei pescatori del Kerala. "Ma ora non più: stiamo proteggendo l'oceano per salvare i nostri mezzi di sussistenza. Se avessimo continuato a fregarcene, in poco tempo non ci sarebbe stato più pesce da pescare."
Il progetto dà anche lavoro a chi smista i rifiuti per cederli alle società di costruzioni stradali, e sta crescendo, su e giù per le 375 miglia di costa. Anche i pescatori sportivi e i sub pare abbiano chiesto di essere coinvolti.
Gli atteggiamenti della popolazione residente, nei confronti dell'inquinamento da plastica, stanno cambiando. Ora c'è un senso di orgoglio nel tenere il mare pulito. I pescatori mettono adesivi sulle loro barche per mostrare la loro partecipazione. Gli abitanti del luogo si fanno parte diligente nel sensibilizzare i turisti a non gettare la plastica, anche se non sono certo loro i principali responsabili, visto che l'inquinamento marino arriva in gran parte dai fiumi.
Ma i grandi cambiamenti devono passare anche da cambiamenti culturali.