Secondo uno studio, il Covid-19 attenuerà la domanda di energia mondiale a lungo termine. Le conseguenze economiche e comportamentali della pandemia ridurranno significativamente la domanda di energia a lungo termine. Lo sostengono gli autori di "Energy Transition Outlook" di DNV GL, società internazionale di consulenza nella gestione dei rischi.
Abbiamo visto gli effetti che il Covid-19 ha avuto sulla produzione di emissioni di anidride carbonica (vedi Il lockdown riduce le emissioni). Grazie a questo fenomeno, il 2019 dovrebbe essere l'anno del picco di emissioni di CO2, anche se, onestamente, l'impatto complessivo di questa diminuzione sul nostro budget di carbonio è minimo (vedi COVID: la CO2 aumenta ancora).
Rispetto alle previsioni pre-pandemiche di DNV GL, la quantità di energia richiesta dall'umanità nel 2050 sarà inferiore dell'8%. Gli autori affermano che l'efficienza energetica è il motivo principale per la riduzione del fabbisogno energetico mondiale, sebbene il calo della produzione economica, a seguito della pandemia, stia dando il suo contributo. Anche i cambiamenti comportamentali permanenti nei viaggi, nel pendolarismo e nelle abitudini lavorative ridurranno il consumo di energia e ridurranno la domanda di combustibili fossili dal settore dei trasporti, oltre che la produzione di ferro e acciaio.
La domanda di energia da parte del settore dei trasporti non raggiungerà mai livelli pre-pandemici a causa della recessione nel settore dell'aviazione e delle abitudini di pendolarismo modificate dal lavoro da casa. A sua volta, il processo ad alta intensità energetica della produzione di ferro e acciaio sarà colpito da una domanda minore di spazi per uffici.
La domanda di petrolio avrà il picco in anticipo, e l'uso del carbone continuerà a declinare: queste sono le cause del picco di emissioni di CO2 stimato per il 2019. In questo senso lo studio conferma le riflessioni che abbiamo fatto sulla svalutazione delle riserve petrolifere da parte di Shell e BP, in COVID: fine anticipata dei combustibili fossili.
Il problema è che, pur essendoci lasciati alle spalle il picco di emissioni, e pur essendo la domanda di energia piatta fino al 2050, la transizione energetica non è ancora abbastanza veloce da soddisfare gli accordi di Parigi per mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C al di sopra dei livelli preindustriali. Per raggiungere l'obiettivo di 1,5 gradi, dovremmo avere, ogni anno da ora in poi, un calo delle emissioni pari a quello che stiamo vivendo nel 2020.
In prospettiva, dunque, il covid-19 ci ha regalato per il momento solo un anno di emissioni prima che l'obiettivo di 1,5°C sia dichiarato fallito (ora nel 2029) e un paio d'anni su quello dei 2°C (nell'anno 2050).
Il rapporto afferma che ora più che mai abbiamo bisogno di tecnologie scalabili per accelerare il passaggio alle energie rinnovabili, all'efficienza energetica, alla cattura e stoccaggio del carbonio su scala industriale e l'uso di combustibili alternativi.