La più grande banca cinese è stata costretta a negare il finanziamento a una centrale elettrica a carbone da 3 miliardi di dollari nello Zimbabwe. Duro colpo per i carbonai in Africa, che avevano nella Cina l'ultimo potenziale finanziatore dei loro progetti.
Go Clean ICBC, un organismo che raggruppa 32 gruppi ambientalisti, ha annunciato che la Industrial and Commercial Bank of China Ltd. (ICBC) non finanzierà il progetto del carbone Sengwa da 2,8 gigawatt nel nord dello Zimbabwe. Le banche occidentali e sudafricane sono da tempo sottoposte a pressioni da parte dei loro azionisti per non finanziare sviluppi che potrebbero contribuire al cambiamento climatico (vedi Banche verdi crescono), lasciando ai finanziatori cinesi uno spazio enorme per assicurarsi lavoro in Africa. Questa porta potrebbe ora chiudersi, se la Cina avesse intenzione di lavorare sulle proprie credenziali ambientali.
Questo è molto significativo, ovviamente per lo Zimbabwe, e per l'Africa tutta. Ma è un punto di svolta anche per il finanziamento energetico cinese all'estero. È la prima volta che una banca cinese si allontana da un progetto di energia a carbone, sotto la spinta di pressioni civiche.
Il progetto Sengwa, sviluppato da RioEnergy Ltd., lo scorso anno aveva ricevuto da ICBC la firma su una lettera formale di interesse a finanziare la costruzione dell'impianto, a opera dell'azienda di costruzioni China Gezhouba Group, mentre le linee di trasporto dell'energia sarebbero state costruite da Power Construction Corp. of China Ltd.
Secondo Go Clean, la banca cinese avrebbe definito Sengwa come un "cattivo piano a causa di problemi ambientali". L'ICBC, inoltre, sarebbe sotto controllo per l'impatto ambientale dei finanziamenti a progetti sul carbone e starebbe trattando con le ONG ambientaliste per "tracciare una chiara road map per fermare il finanziamento del carbone", sempre a detta di Go Clean ICBC.
La coalizione aveva pianificato di lanciare una campagna mondiale la scorsa settimana contro l'attività di prestiti al carbone, campagna sospesa dopo il ritiro di ICBC da Sengwa, a seguito di una trattativa. Green Governance Zimbabwe Trust, un'organizzazione di interesse pubblico che sostiene l'inclusione e la partecipazione delle comunità nella governance delle risorse naturali, ha esortato il governo a cercare alternative al carbone.
Anche il Centro per la governance delle risorse naturali (CNRG) ha espresso preoccupazioni simili chiedendo al governo di seguire le tendenze internazionali, di uno spostamento globale dal finanziamento del carbone, per allocare più risorse finanziarie per finanziare investimenti nelle energie rinnovabili.
Nel rapporto "Investimenti nel carbone in Zimbabwe: una priorità inopportuna" il CNRG afferma che le decisioni di finanziare gli investimenti nel carbone non sono solo antidemocratiche e unilaterali, ma pregiudicano anche l'impegno del paese nei confronti delle convenzioni internazionali per la riduzione delle emissioni di carbonio.
Il ritiro di ICBC è il secondo stop a un progetto di carbone in Africa: lo scorso anno il governo del Kenya aveva negato il permesso per costruire una centrale a carbone a Lamu. Secondo una ricerca del Global Development Policy Center della Boston University, negli ultimi due decenni, le banche cinesi avrebbero finanziato oltre 50 miliardi di dollari di progetti sul carbone in Asia, Europa, Africa e Sud America. Le recenti prese di posizione di governi, Nazioni Unite e Banca Mondiale, stanno rendendo difficile il finanziamento di progetti dannosi per l'ambiente come centrali elettriche a carbone e fonderie di metalli.
I piani della Cina sono meno netti: se da un lato il presidente Xi Jinping a settembre ha avviato il Paese verso l'azzeramento delle emissioni di carbonio entro il 2060, dall'altro si prevede di aumentare il consumo di carbone fino al 2026, e comunque il carburante fossile rimarrà una parte importante del mix energetico del Paese almeno fino al 2035.
RioEnergy, dopo la scoppola, pare stia cercando finanziatori alternativi, anche se dall'azienda non trapela nulla, in attesa che la notizia sia resa ufficiale. Sengwa era inizialmente di proprietà del minatore londinese Rio Tinto Group, ma le aziende inglesi si erano defilate a seguito del deterioramento delle relazioni tra Zimbabwe e Regno Unito, per rivendicazioni post-coloniali da parte del paese africano. Il progetto è stato riavviato nel 2016.
Il sostegno di ICBC era visto da RioEnergy come un nuovo inizio per sviluppare l'impianto e porre fine alle ricorrenti interruzioni di corrente nello Zimbabwe. Secondo gli attivisti del clima, l'azienda farà fatica a trovare un altro finanziatore. Non ci sono basi per prendere in considerazione nuovi progetti a carbone e tutti i piani per farlo rischiano di essere fortemente contrastati a tutti i livelli.