Una ricerca ha scoperto che le sostanze chimiche presenti nei prodotti per la casa usati tutti i giorni contribuiscono in modo determinante all'inquinamento atmosferico delle città, rivaleggiando con le emissioni dei veicoli.
Uno studio dell'università del Colorado, concentrato sulla California, ma estendibile a tutti i paesi industrializzati, sposta il peso dei prodotti usati per la casa e l'igiene personale sull'inquinamento dell'aria.
Lo studio, pubblicato su
Science, è stato condotto dall'università del Colorado, e si è concentrato sui cosiddetti
composti organici volatili (VOC - volatile organic compounds). Sono contenuti in prodotti a base di petrolio come detergenti liquidi e vernici, e quando entrano nell'aria possono dare vita a composti dannosi per la salute.
Questo è un
campo di ricerca trascurato dal momento che l'attenzione dei media si concentra troppo spesso sulle auto all'aperto a scapito di sostanze chimiche all'interno delle case.
Gli scienziati affermano che le fonti di VOC diverse dai veicoli sono state sottostimate. È un risultato sorprendente perché in termini di peso, tutti usiamo molto più carburante di quanto facciamo con questi altri prodotti chimici. Circa il 95% del petrolio greggio viene immesso nella produzione di carburanti, mentre all'incirca il 5% viene raffinato per l'uso in prodotti chimici per deodoranti, pesticidi e adesivi.
Brian McDonald e colleghi hanno raccolto una vasta gamma di informazioni per il loro studio. Hanno esaminato attentamente le statistiche compilate dalle industrie e dalle agenzie di regolamentazione, hanno raccolto campioni di aria nei cieli di Los Angeles per esaminarne la struttura chimica, e hanno anche inserito nella propria ricerca le misurazioni della qualità dell'aria interna agli edifici effettuate da altri ricercatori.
Il team ha concluso che negli Stati Uniti la quantità di VOC emessi dai prodotti di consumo e industriali è molto probabilmente due o tre volte maggiore di quanto quantificato dalle stime attuali dell'inquinamento atmosferico. Per converso, queste valutazioni probabilmente sovrastimano l'impatto sull'inquinamento dei veicoli a motore.
I ricercatori citano come esempio le attuali stime dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente degli Stati Uniti (EPA), che ritiene che circa il 75% delle emissioni di VOC derivate dal petrolio provengano dai carburanti per veicoli e circa il 25% da prodotti chimici. La rivalutazione dell'università del Colorado porta questi valori relativi vicino al 50-50.
Uno dei motivi principali è che negli Stati Uniti, così come in Europa,
le normative sulla qualità dell'aria hanno avuto molto successo nel controllo delle emissioni dei veicoli a motore. In un certo senso, il fatto che, mentre controlliamo alcune delle fonti maggiori di inquinamento, emergano altre fonti prima trascurabili, rappresenta una buona notizia.
Gli esperti dicono che i risultati di questa ricerca sono ampiamente
applicabili alle altre nazioni industrializzate. Questa ricerca, sostengono, ricorda che le discussioni sull'inquinamento atmosferico devono considerare tutte le fonti di inquinanti e che le auto riguardano solo parte del problema.
Le modifiche ingegneristiche a motori e scarichi delle auto hanno ridotto drasticamente la quantità di inquinamento prodotto per kilometro, il che significa che:
- ora c'è poco da migliorare da ulteriori modifiche alle auto
- i cittadini hanno bisogno di maggiori informazioni su altre situazioni che li espongono all'inquinamento.