Al via i progetti per carburanti riciclati e puliti a Montreal
Tre visionari uniti per ricavare l'energia del futuro dall'anidride carbonica.
Mancava all'appello il grande architetto, inventore e filosofo americano, Richard Buckminster Fuller, che negli anni 70 riuscì ad arrivare alla clamorosa conclusione che l'inquinamento è una risorsa non sfruttata, ma sprecata perché poco consapevoli del suo valore.
Un'intuizione che, dopo mezzo secolo, aspetta ancora di diventare un progetto mondiale e soprattutto concreto.
Uniti a lui in questa esilarante scoperta, ci sono anche Donald Smith, professore alla McGill University a Montreal, e Geoffrey Ozin, invece all'Università di Toronto.
Segnati da due strade di studio completamente diverse ma unite dagli stessi geniali, direi, obiettivi: trasformare i rifiuti in energia pulita, arrivando a risolvere due dei più grandi problemi mondiali che fino ad ora non hanno avuto soluzione, ovvero l'avvelenamento del Pianeta e il bisogno di far funzionare nuove realtà.
Secondo Smith i rifiuti industriali del legno e gli scarti delle coltivazioni insieme alla grande quantità di rifiuti urbani, possono diventare biocarburanti che possono alimentare molte cose, a partire dal riscaldamento, le auto e infine anche i jet di linea, senza intervenire con la produzione di cibo.
Inoltre, sottolinea che il progetto di trasformazione, di cui è direttore scientifico, comprende circa 160 ricercatori di 27 università con 90 industrie, società e start-up, come la Ford.
I 25 milioni di dollari canadesi stanziati hanno già permesso la creazione di un impianto- pilota a Edmonton, senza contare che il consorzio "BioFuel Net" sta testando alcune tecniche di trasformazione che vanno dalla fermentazione fino alla gassificazione con l'obiettivo di arrivare alla generazione di energia a impatto zero.
L'unità sperimentale creata alla McGill, continua Smith, ha fatto in modo che ogni chilo di biomassa trattata fosse in grado si accendere circa 12 lampadine da 60 watt.
E questo è solo un esempio di tutte le idee geniali che girano nella mente del visionario.la più recente è quella denominata "Biojet supply chain Initiative", che sarà molto presto attiva nell'aeroporto di Montreal.
Gli aerei saranno riforniti sia di carburante tradizionale che di quello bio, generato con il riciclo.
Questo porterà ad una diminuzione delle emissioni di uno dei settori che hanno maggiore impatto ambientale.
Per quanto riguarda l'ambito economico, Smith ammette che la convenienza si raggiunge con il petrolio a 70 dollari al barile, ma c'è ancora molta strada da fare visto che si aggira ancora sui 50 dollari.
Il vero problema, nota Ozin, è a livello politico e morale.
Se il riscaldamento globale peggiorerà, continua, molta anidride carbonica si libererà dal permafrost disciolto, unendosi a quella già dispersa nell'atmosfera, segnando cosi il collasso.
Questo è il motivo che spinge ad agire subito con un progetto alternativo: trasformare la CO2 in carburante.
Ecco l'obiettivo di Ozin, che si dice fiducioso su ciò che può fare la nanochimica nell'invisibile.