Miliardii di vecchi telefoni raccolgono polvere nelle case dei consumatori. Un potenziale di inquinamento spaventosamente disperso.
Da alcune ricerche in Australia e India, nascono numeri preoccupanti riguardo i dispositivi in disuso, solo una piccola parte dei quali viene riciclata.
Nella recente sbornia delle festività natalizie,
i regali elettronici l'hanno fatta ancora da padrone, complici il battage pubblicitario sproporzionato, la crudele obsolescenza dei dispositivi in uso, e il costo del nuovo ancora in picchiata. Tra i problemi derivanti da questo consumismo selvaggio, c'è quello dei rifiuti elettronici.
Gli attuali
sistemi di riciclo non sono all'altezza della produzione in sostituzione: basti vedere il tanto sbandierato Liam di Apple, in grado di riciclare un centesimo della produzione di Apple stessa (vedi
Il robot per il riciclo di iPhone). Non parliamo dei sistemi di raccolta, peraltro penalizzati dal fatto che a oggi riciclare un telefonino rappresenta un costo.
Una ricerca dell'azienda di raccolta australiana
MobileMuster indica che i piccoli dispositivi come i telefonini, hanno un'alta probabilità di essere accumulati dai consumatori in casa per anni dopo la fine dell'utilizzo.
Circa il 45% dei cittadini australiani dichiara infatti di voler riciclare il proprio vecchio smartphone, ma MobileMuster afferma che "
solo una persona su 10" lo fa. Si stima che ci siano
23 milioni di telefoni mobili in disuso che giacciono nei cassetti e negli armadi di tutto il paese, e solo cinque milioni di questi sono non funzionanti.
L'anno scorso, un azione pubblica di raccolta di telefoni cellulari ha portato al riciclo 90 tonnellate di telefoni cellulari e accessori come caricabatterie e orologi intelligenti. Tuttavia, questo rappresenta "
solo una piccola parte" dei rifiuti elettronici accumulati, secondo il gruppo.
La motivazione a riciclare gli smartphone usati è bassa perché i consumatori sono ancora legati a loro. Molti vorrebbero darli a qualcun altro, ma il motivo principale che li induce a trattenerli è che il riciclo è considerato scomodo. Altri sono restii ad alienare con essi una
mole notevole di dati personali sensibili, che non sono in grado di cancellare con sicurezza.
È chiaro che i telefoni solo in minima parte finiscono nel flusso di rifiuti generico. Secondo MobileMuster, il 99% delle risorse utilizzate per creare gli smartphone potrebbero essere recuperate per il riciclo. Un'affermazione piuttosto impegnativa, visto l'attuale stato dell'arte.
Quello dell'Australia è solo una piccola parte del problema, naturalmente. Secondo
Entrepreneur India il numero di dispositivi presenti nelle case indiane sarebbe pari a circa 2,4 miliardi (compresi quelli funzionanti). Proiettando questi numeri nel sistema mondo, potremmo stimare in 3,5/4 miliardi il numero di dispositivi cellulari in disuso nelle case del pianeta.
Un piccolo patrimonio di risorse rare (se trovassimo il sistema di estrarle), ma anche un potenziale di
inquinamento straordinariamente disperso.
Il sistema produttivo è clamorosamente e colpevolmente indietro nella cura del fine vita dei suoi prodotti: se non rimangono nei cassetti dei consumatori, i dispositivi prendono spesso la strada delle discariche a cielo aperto, come Guiyu in Cina (vedi
Stop alla vergogna della discarica di Guiyu) o Agbogbloshie in Ghana (vedi video qui sotto).