Le aziende eco-tech fanno la guerra alla plastica. Confezionamenti compostabili e commestibili invadono il mercato. La cultura dell'usa-e-getta è dura a morire.

Una nuova generazione di produttori e scienziati sta lavorando per affrontare la crisi globale dei rifiuti di plastica. La ricerca della soluzione tecnologica è sempre psicologicamente preferibile all'impegno e alla fatica.

L'anno scorso l'azienda Snact ha impedito a oltre 50 tonnellate di mele, banane, mirtilli e lamponi di andare in discarica, semplicemente trasformandole in spuntini confezionati. Non si tratta certo di un'idea nuova né geniale (vedi Economia circolare con gli scarti alimentari - 3), ma di questi tempi basta poco per definirsi 'startup'.

La differenza con analoghi prodotti adesso sta nel packaging: in collaborazione con la società israeliana Tipa, Snact ha lanciato una confezione che impiega sei mesi per diventare compost in giardino. "Abbiamo trovato un modo di essere usa e getta senza causare danni ambientali", dice la fondatrice Ilana Taub.

Ogni anno almeno 8 milioni di tonnellate (dati della Fondazione Ellen McArthur) di plastica finiscono nell'oceano e si prevede che entro il 2050 ci sarà più plastica che pesce nel mare. La plastica costa poco ed è sicura dal punto di vista della conservazione (vedi Plastica: immondizia o risorsa?), ma è diventata un problema.

Purtroppo le alternative più eco-fighette si sono rivelate controverse (vedi La plastica biodegradabile è davvero sostenibile?). Jacqueline McGlade capo scienziata dell'ONU, ha descritto le plastiche biodegradabili come "ben intenzionate ma sbagliate" poiché quelle che finiscono negli oceani non trovano le giuste condizioni per decomporsi.

Altre materie plastiche, tra cui le cosiddette oxo-biodegradabili, sono anche peggio, visto che tendono a ridursi a microplastiche, ritenute altamente dannose se trovano la loro strada nell'oceano. Non stanchi di peggiorare a ogni passo la situazione, una nuova generazione di produttori di plastica sta lavorando per affrontare la crisi globale dei rifiuti di plastica sviluppando plastiche compostabili in giardino.

Oltre alle confezioni Snact, Tipa produce sacchi con cerniera, venduti negli Stati Uniti, che impiegano massimo tre mesi per decomporsi completamente, oltre a bio-imballaggi per confezionare tutto, dalle magliette alle carote olandesi.

Un grosso ostacolo alla diffusione della plastica compostabile in casa, tuttavia, è il costo. È più costosa della plastica tradizionale, quindi tende ad essere usata in prodotti di lusso, ecologici o biologici, in pratica dovunque ci sia un ricco disposto a spendere.

C'è anche il problema di come comunicare ai consumatori l'utilizzo dell'involucro, oltre al fatto che magari non tutti hanno la compostiera in giardino. La confezione di Snact lascia i consumatori con pochi dubbi, grazie al messaggio "questa borsa è compostabile!" Ma non tutte le società lo rendono chiaro.

I ricercatori del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) hanno recentemente rivelato un prototipo di film plastico commestibile prodotto dalla caseina proteica del latte che protegge il cibo dall'ossigeno. La responsabile della ricerca USDA, Laetitia Bonnaillie, afferma che il risultato, in attesa dell'immancabile brevetto, potrebbe potenzialmente contenere aromi o micronutrienti in futuro. Da quando è stato annunciato ad agosto, tre società hanno contattato Bonnaillie per effettuare prove di settore. "Le aziende vogliono muoversi molto velocemente, [...] anche per la nostra esperienza di solito ci vuole più tempo", dice Bonnaillie.

È appena il caso di osservare che la funzione degli involucri di plastica per gli alimenti è essenzialmente quella di conservarli al riparo da batteri e altri contaminanti. Questa funzione non può evidentemente essere svolta dalla plastica edibile, perché per rimanere edibile dovrebbe essere a sua volta ricoperta di plastica, altrimenti essa stessa si contaminerebbe con batteri e altri contaminanti. Questa singolare contraddizione del processo è dichiarata dagli stessi scienziati, al minuto 1:35 del video qui sotto.



Scienziati, consumatori ecosensibili e startupper si intestardiscono incredibilmente nella ricerca di un'innovazione che permetta di risolvere il problema dell'inquinamento plastico senza fare fatica. Senza, cioè, pensare di rovesciare la nostra dipendenza dall'usa-e-getta. E ciò che ne viene fuori, puntualmente, è un materiale che costa troppo, e che spesso provoca più danni della plastica stessa.

La cara e vecchia plastica da petrolio è un prodotto tutt'altro che disprezzabile, anche in ottica circolare: è riciclabile e spesso pure riutilizzabile. Il suo problema sta nel suo costo, che rende non conveniente qualsiasi utilizzo diverso dal lasciarla defluire verso il mare.

In definitiva, sono molto più efficaci regole come il deposito su cauzione (vedi Il punto sulle bottiglie di plastica e Scozia: ritorno al deposito con cauzione), che hanno il pregio di dare un costo e un valore agli oggetti di plastica, rispetto a tutti gli sforzi tecnologici, a partire dai gamberi fino alle proteine del latte, per produrre materiali sempre troppo costosi, appannaggio solo di qualche nicchia di consumo di elite.