Secondo Legambiente esistono 830 specie invasive e pericolose che stanno raggiungendo i nostri mari.
Secondo una ricerca effettuata da Legambiente nel mare vi sono circa 830 specie invasive e alghe tossiche, di cui 42 specie ittiche osservate nel mediterraneo.
Dopo la scoperta di un granchio tropicale, scientificamente
Percnon gibbesi, originario delle coste atlantiche americane, trovato qualche giorno fa nelle acque di Portofino,
Legambiente ha affermato che oggi nel Mediterraneo vi sarebbero più di 830 specie invasive, di cui 600 che si sarebbero stabilite in modo permanente. Non solo, l'associazione ambientalista, evidenzia una stima effettuata dall'
Ispra secondo cui nei mari italiani sono state segnalate circa 42 specie ittiche nuove.
Ciò che è pericoloso e che preoccupa Legambiente è
la velocità di espansione geografica del pesce scorpione, originario del Mar Rosso, e di cui è stato individuato un individuo lungo le coste siciliane, che può pungere in modo molto doloroso e probabilmente fatale. Un'altra specie dannatamente pericolosa il il Lagocephalus sceleratus, detto anche pesce palla maculato, di natura tropicale fortemente tossico se consumato e che ha già invaso gran parte del bacino levantino, dando origine a gravi problemi ecologici, sanitari ed anche economici in Grecia, Turchia, Libano, Egitto, Cipro e Israele. Paesi questi in cui sono già stati registrati diversi casi di intossicazione alimentare, alcune addirittura letali.
Legambiente ha anche sottolineato e aggiunto che recentemente sono state riscontrate anche nelle zone costiere di Puglia, Sicilia, Croazia e Spagna. Anche il pesce flauto e il pesce coniglio, insieme alle specie di alghe Caulerpa cylindracea e Lophocladia Iallemandii, possono provocare seri impatti sugli habitat naturali, o lo ctenoforo (qualunque cosa sia) Mnemiopsis leidyi, che invece può causare impatti negativi sulla pesca. L'8 settembre di quest'anno, entrerà in vigore la convenzione con l'Organizzazione Internazionale Marittima, agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa di rendere obbligatorie alcune misure, tra cui il trattamento delle acque di zavorra.
Il Mar Mediterraneo, come hanno affermato il responsabile di ISPRA per la gestione e la conservazione della fauna e coordinatore del progetto Asap, Pietro Genovesi, e il coordinatore ISPRA del progetto MPA_Adapt, Ernesto Azzurro, è uno dei bacini maggiormente colpiti dalle invasioni biologiche. Secondo loro, per mitigare le conseguenze ecologiche ed economiche urge intervenire sulle vie di ingresso di queste specie, oltre a iniziare a lavorare direttamente con i cittadini, soprattutto per le località marine. Proprio per questo, i ricercatori di ISPRA da molto tempo stanno usando strumenti di ricerca partecipativa, riconoscendo il ruolo delle comunità locali, soprattutto dei pescatori, e capire come gestire le risorse in cambiamento e monitorare il trasporto di queste specie.
Rossella Muroni, presidente di Legambiente, ha dichiarato che purtroppo nonostante ci sia consapevolezza che questo problema si stia diffondendo sempre più velocemente, in Italia manca ancora una strategia complessiva ed integrativa che permetta di affrontare la questione. E' quindi fondamentale condurre progetti di informazione e sensibilizzazione come il
Life Asap o MPA Adapt, che possono fornire indicazioni utili al rallentamento del fenomeno, dei rischi e a supportare piani di gestione condivisa.