Nuovo modo per riciclare gli E-Waste: triturazione a bassa temperatura e separazione delle polveri. Qualche dubbio sui costi, ma processo molto pulito.
Tra pochi anni ci ritroveremo invasi dagli E-waste. Si moltiplicano gli sforzi per evitare discariche e inceneritori. Triturare a bassa temperatura può essere un metodo.
Le quantità di rifiuti elettronici seguono i numeri della produzione di beni corrispondenti, ma con circa cinque anni di ritardo, calcolando il tempo di uso e
quello di giacenza nei cassetti. Per questo motivo gli E-waste sono previsti in aumento del 30% nei prossimi cinque anni o giù di lì. Per il 2030, si calcolano un miliardo di tonnellate di rifiuti elettronici.
Oltre l'85% di essi va a finire discarica o viene incenerita. Queste statistiche provengono direttamente dalla EPA (Agenzia USA per la protezione dell'ambiente).
Alcuni scienziati hanno scoperto che l'e-spazzatura può essere macinata in modo pulito per l'ambiente. Si tratta di
disintegrazione meccanica a freddo per ridurli in nanopolveri. Un crio-mulino a bassa temperatura può essere infatti convenientemente impiegato per schiacciare i rifiuti elettronici in particelle così piccole da non richiedere separazione a caldo.
Tra gli elementi elettronici che vengono frantumati vi sono i microchip e componenti che formano le schede elettroniche. Queste piccole particelle possono quindi essere facilmente separabili e riutilizzate. Per i cultori del riuso, si tratta pur sempre di un passo indietro rispetto al prolungamento della vita dei prodotti elettronici. Ma la maggior parte degli e-waste si trova in questa condizione perché danneggiata o resa obsoleta, e questa soluzione è comunque di gran lunga preferibile alla discarica, all'incenerimento e al trattamento con sostanze chimiche per ottenere metalli preziosi e leghe.
Per quanto ci si sforzi, i rifiuti elettronici rappresentano un processo è unidirezionale, dalla risorsa alla discarica. Il peggior esempio di economia lineare. La crio-molitura consentirebbe la separazione completa dei metalli, ossidi e polimeri, attraverso un sistema meccanico.
L'idea nasce da un rovesciamento delle abitudini industriali: invece di riscaldare la spazzatura come si fa di solito, la si raffredda per renderla più fragile. Invece di fondere i materiali, li si spacca. A queste temperature, i materiali difficilmente si mescolano.
Ma il freddo non costa poco come il caldo, e la lavorazione di grandi quantità a queste temperature non ha superato la scala del laboratorio, quindi non ci sono evidenze di calcoli economici su scale industriali.
Al netto di queste preoccupazioni, il processo pare essere promettente. Vedremo. I dettagli
sono descritti nella rivista Materials Today.