Il riciclo dell'alluminio scopre un'Italia virtuosa, anche perché povera di materie prime.
L'Italia è prima in Europa per il recupero dell'alluminio: nuovi passi verso l'economia circolare.
Solo nel 2016 sono state circa 52mila le tonnellate di imballaggi in alluminio, quali lattine per bevande, bombolette aerosol, vaschette e scatolette per alimenti, salvate dalla discarica e trasformate in nuova materia o energia.
È la cifra resa nota dal consorzio di filiera CiAl durante l'assemblea annuale.
L'anno scorso, diciannovesimo anniversario per il consorzio nato nel 1997, le tonnellate di packaging in alluminio immesse sul mercato sono state circa 67mila, di cui il 78% è stato raccolto e avviato al recupero.
Circa 48.700 tonnellate sono state riciclate e 3.200 tonnellate, composte da rifiuti da imballaggi sottili, sono state avviate a recupero energetico.
Sono dati che mostrano un'Italia ai primi posti nazionali su base Europea per quantità di alluminio avviato al riciclo, di cui non fanno parte solo gli imballaggi (927mila tonnellate solo nel 2016), capaci di sostituire la materia vergine, come la bauxite, nei cicli produttivi.
Se la filiera italiana dell'alluminio è considerata uno dei più efficaci esempi di economia circolare in Europa, in quanto in grado di unire nel migliore dei modi produttività e sostenibilità, è perché il materiale prodotto nel nostro Paese, come ha sottolineato il CiAl, deriva dal riciclo.
Quindi, l'avvio a riciclo degli imballaggi post consumo ha contribuito a evitare emissioni serra per un totale di 369mila tonnellate di CO2, oltre a un risparmio di energia pari a 159mila tonnellate.
Il presidente di CiAl Cesare Maffei, ha dichiarato che questo è un risultato eccellente che mostra come tutto ciò sia stato possibile grazie al contributo e all'azione di comuni, operatori, cittadini, imprese e istituzioni.
È un'insieme di soggetti che oggi si trovano davanti a nuove sfide, come quelle esposte dal pacchetto sull'economia circolare e dal progetto legislativo che racchiude le norme del pacchetto rifiuti.
Si tratta di una sfida, come ha commentato Maffei, non più quantitativa ma qualitativa, che riguarda il bisogno di disporre un nuovo approccio innovativo dal punto di vista culturale per rendere più facile il cambiamento verso l'economia circolare e rafforzare performance e trend di crescita negli ultimi anni.