Secondo una ricerca effettuata dall'Università di Edimburgo in Scozia, ridurre il consumo di carne contribuirebbe alla riduzione dell'impatto ambientale.
Ridurre il consumo di carne aiuterebbe a diminuire sia la deforestazione che le emissioni di gas a effetto serra causate dall'appetito di crescente per la carne nel mondo.
Recenti studi hanno dimostrato che
mangiare gli insetti o sostituti della carne, è un ottimo sistema per affrontare l'enorme e crescente impatto ambientale derivato dal bestiame.
È noto, anche se non lo si sente spesso, che l'allevamento di animali da alimentazione ha un impatto sull'acqua e soprattutto sulla CO2 elevatissimo. Nonostante questo, l'appetito mondiale verso la carne rimane alto e di conseguenza anche il riscaldamento globale non tarderà ad aumentare. La crescente domanda di carne sta anche portando ad una crescente trasformazione delle aree naturali del mondo in terreni agricoli.
Attualmente sempre più terreni vengono utilizzati per l'allevamento di bovini, suini e altri animali e non per le colture da alimentazione umana.
La nuova ricerca è il primo confronto sistematico sull'impatto ambientale derivato dal cibo e ha confermato che mangiare gli insetti o carne "finta", è più efficiente, in termini di inquinamento, dell'allevamento del bestiame.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Global Food Security, ha rilevato che se metà dei prodotti animali tradizionali venissero sostituiti dagli insetti, la terra necessaria per produrre il cibo mondiale sarebbe ridotta di un terzo.
Inoltre, l'equipe guidata da Peter Alexander, dell'Università di Edimburgo in Scozia, ha scoperto che un'alternativa, come la carne prodotta in laboratorio, non ha grandi vantaggi. Mangiare gli insetti è un'idea molto impegnativa e forse orrida, ma solo nelle nazioni occidentali. In circa 119 nazioni oggi si mangiano più di 2000 specie di insetti, tra cui grilli, larve e vermetti, soprattutto in Asia, e questo non viene visto come un qualcosa di strano.
L'idea della ricerca è incentivare a questo tipo di cultura in quanto secondo i ricercatori condurrebbe a molti benefici. Le abitudini occidentali possono cambiare, come i ricercatori fanno notare: oggi mangiamo alimenti che un tempo venivano evitati, come il pomodoro in Europa circa due secoli fa e l'aragosta negli Stati Uniti. La carne "finta", come il tofu e le proteine vegetali ristrutturate, non affascinavano molto in passato. Ma ora il settore si sta innovando in modo significativo, con prodotti che promettono lo stesso identico gusto della carne.
Alexander ha affermato che è fondamentale limitare la crescente voglia di carne soprattutto dove ce la si può anche permettere. Una tendenza difficile da sostenere se diventa quotidiana, in quanto la sua produzione farebbe aumentare a dismisura gli impatti negativi sul pianeta. La soluzione ideale sarebbe consumare carne in modo limitato: l'occidente dovrebbe ridurne il consumo, ma sembra non essere in linea con il mondo vegetariano.
Alti livelli di consumo di carne causano anche danni alla salute, come obesità, malattie cardiache e tumori. Ma, pur facendo il possibile per ridurre le emissioni associate alla produzione di carne, la crescente domanda fa capire che è necessario un cambiamento alimentare globale per evitare uno stravolgimento climatico catastrofico, come ha sottolineato Rob Bailey, direttore di ricerca per l'energia, l'ambiente e le risorse a Chatham House.
Bailey ha dichiarato che sicuramente la concorrenza nel settore agricolo continuerà ad aumentare ed è quindi necessario trovare sistemi che alimentino la popolazione senza espandere ulteriormente l'agricoltura anche nelle foreste.
Quindi basterebbe semplicemente mangiare meno carne, e mangiare i sostituti per ridurre gli impatti ambientali.
Per affrontare il problema è necessario comprenderlo, ma nonostante uno spiraglio di luce, il pessimismo sembra essere più forte.
Nonostante questo, ha affermato Alexander, ci si sta muovendo verso giusta direzione.