Uno studio italiano, condotto dal Dipartimento di Scienze dell’Università di Roma Tre, ha analizzato, primo nel suo genere, la biodiversità degli alberi da città in Italia.
Abbiamo già parlato di come gli alberi svolgano in città un contibuto fondamentale per il controllo di smog e anidride carbonica, ma soprattutto per la termoregolazione estiva, grazie all'ombra. Non è solo una questione intuitiva: ci sono a supporto importanti studi (vedi
Alberi in città, Città verdi ).
Inoltre, altre ricerche dimostrano l'enorme impatto delle piante urbane sulla psiche dei cittadini (vedi Filadelfia, il verde pubblico e la salute mentale, L'inquinamento atmosferico peggiora la salute mentale).
La tendenza dei nostri amministratori, forse in previsione della diffusione delle mini-antenne per il 5G (vedi I nemici alberi), nella fascia di frequenza attorno ai 26 GHz, è quella di disboscare selavaggiamente, accampando ogni sorta di pretesto: dalle radici che offendono le strade, a faraonici lavori di interramento di tubi e fibra ottica.
Niente di megio, dunque, che circolino ricerche di questo tipo, per ricordare l'importanza degli alberi. Questa, in particolare, studia l'attuale biodiversità della vegetazione urbana. In Italia sarebbero 227 le specie. Le varietà più diffuse sono il platano, il leccio e il bagolaro.
"Gli alberi di strada," leggiamo nello studio, "sono diventati, dal 19° secolo, una componente significativa dei paesaggi urbani, con molteplici ruoli ecologici e funzioni socio-economiche."
Sono state prese in esame 15 città italiane scelte considerando la loro rappresentatività lungo un transetto bioclimatico in tutta Italia.
Lo studio non riporta giudizi, come invece abbiamo visto altrove, sulla situazione di pericolo degli alberi e della loro biodiversità.