Gli scienziati in Italia stanno studiando il misterioso fenomeno che affligge il ghiaccio nelle Alpi, causato da alghe. Il problema è che questo fenomeno, a sua volta accelera gli effetti dei cambiamenti climatici.
La provenienza delle alghe è oggetto di dibattito. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha dichiarato che la neve rosa osservata su parti del ghiacciaio Presena è probabilmente causata dalla stessa pianta trovata in Groenlandia e in Antartide (vedi Ghiaccio rosso in Antartide). I risultati sono presenti in uno studio dello scorso marzo.
"L'alga non è pericolosa, è un fenomeno naturale che si verifica durante i periodi primaverili ed estivi alle medie latitudini, ma anche ai poli", sostiene Biagio Di Mauro, autore principale dello studio, che aveva precedentemente studiato le alghe sul ghiacciaio del Morteratsch in Svizzera.
La pianta, nota come Ancylonema nordenskioeldii, è presente nella cosiddetta Dark Zone della Groenlandia, dove si sta sciogliendo il ghiaccio.
Normalmente il ghiaccio riflette più dell'80 percento della radiazione solare nell'atmosfera, ma quando appaiono le alghe, scuriscono il ghiaccio in modo da assorbire il calore e sciogliersi più rapidamente.
Questo genera un effetto a catena: quando il ghiaccio si scioglie più rapidamente, altre alghe compaiono, favorite dalla temperatura e dalla presenza di acqua e aria, aggiungendo tonalità rosse al ghiaccio bianco in un circolo vizioso, come al Passo Gavia, altitudine 2.618 metri (vedi immagine).
"Tutto quello che oscura la neve ne favorisce lo scioglimento, perché accelera l'assorbimento delle radiazioni", continua Di Mauro.
"Stiamo cercando di quantificare l'effetto di altri fenomeni oltre a quello umano sul surriscaldamento della Terra", ha detto Di Mauro, riferendosi per esempio alla presenza di escursionisti e impianti di risalita, che potrebbe avere un impatto anche sulle alghe.
Anche i turisti sul ghiacciaio lamentano l'impatto del cambiamento climatico. L'ultima cosa di cui c'era bisogno erano le alghe, sostengono all'unisono visitatori e operatori locali.
La sensazione diffusa è che i danni all'ecosistema siano irreversibili. Secondo molti, l'umanità è già sul punto di non ritorno, e questi fenomeni inquietanti e inarrestabili non fanno altro che alimentare lo sconforto.