Il colosso del fast food presenta i suoi piani per ridurre il proprio impatto carbonico. Clamorosamente, la "riduzione della carne" è il mezzo centrale per il conseguimento degli obiettivi.
Se si parla di impatto in CO₂ dei vari settori dell'economia, il consumo di carne è uno dei principali responsabili del riscaldamento mondiale. Per questo, e per tutta una serie di considerazioni culturali, legate al cibo, alla qualità della vita, allo sfruttamento del lavoro, le catene di fast food sono l'equivalente di Satana.
Per questo è di estrema importanza la presa di responsabilità effettuata da Burger King, che in occasione della Giornata della Terra, dichiara l'adozione di obiettivi di emissioni (e fin qui, vabbè... lo fanno tutti) e afferma che, udite udite, "la riduzione della carne giocherà un ruolo chiave" nelle proprie ambizioni di sostenibilità.
Avete capito bene: la famigerata catena di fast food ha promesso di "concentrarsi sulla riduzione della carne" ed espandere la sua offerta vegetariana, per poter ottenere i propri ambiziosi obiettivi di emissioni per il 2030.
Per la prima volta nella Storia, un colosso del consumo di carne ammette che la carne è di ostacolo alla riduzione del nostro impatto carbonico, e promette di variare la dieta proposta dai propri ristoranti. Sarebbe come se colossi dell'automotive, come il gruppo Stellantis, o il gruppo Volkswagen, invece che strombazzare le auto elettriche come soluzione di tutti problemi (il che è una palese baggianata, vedi Le auto elettriche risolveranno il problema?), proponessero un modello di mobilità che limitasse i chilometri percorsi e offrissero biciclette per la mobilità cittadina.
Burger King ha affermato che gli obiettivi, sviluppati con la società di consulenza Carbon Intelligence, sono stati approvati dall'iniziativa indipendente Science Based Target, che valuta se gli obiettivi di emissioni aziendali sono in linea con gli obiettivi dell'accordo di Parigi.
La catena di fast food ha affermato di essersi impegnata a ridurre le sue emissioni dirette assolute Scope 1 e 2 al 100%, e di lavorare per ridurre le emissioni della catena del valore (Scope 3) del 41% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019. L'obiettivo coinvolge le emissioni provenienti da beni e servizi acquistati, distribuzione di capitali, rifiuti e franchising. La società ha affermato che mirerà a ridurre le proprie emissioni dirette acquistando energia rinnovabile e intensificando gli sforzi per ridurre gli sprechi alimentari.
In particolare, la società ha affermato che collaborerà con i fornitori per ridurre la propria impronta di carbonio, attraverso lo Zero Carbon Forum e gli operatori in franchising di Burger King per condividere le migliori pratiche ambientali.
Ma è evidente che quelli elencati fin qui sono solo una serie di palliativi. Noi li chiamiamo artifizi contabili. È opportuno perseguirli, per carità, ma il grosso delle emissioni stanno altrove, ovvero nel core-business della società. Per questo l'azienda ha affermato che, al fine di affrontare le emissioni dalla sua catena di approvvigionamento, "si concentrerà sulla riduzione della carne attraverso l'espansione delle offerte di menu senza carne e l'approvvigionamento sostenibile di ingredienti chiave inclusa la soia, certificata in modo indipendente".
Vedremo se queste affermazioni saranno seguite da reali pratiche. Nel qual caso, attendiamoci profondi cambiamenti nell'alimentazione popolare, con una presa di coscienza verso il problema climatico da parte delle persone più umili. Fa specie sentire questi impegni da parte di Satana in persona, mentre coloro che dovrebbero tutelare noi e il nostro pianeta, ovvero i politici, fanno a gara per assecondare le mire di profitto dei caimani del pianeta, come le aziende di Big Pharma in questo delicato momento sanitario.