In tutto il mondo, molti governi e aziende ripongono le loro speranze climatiche sulla Bioenergia con Cattura e Stoccaggio di Carbonio (BECCS). Ma davvero crediamo che, per risolvere il problema climatico, sia opportuno e sufficiente bruciare un po' di alberi?
Abbiamo più volte espresso il nostro scetticismo sulla Bioenergia con Cattura e Stoccaggio di Carbonio (BECCS) (vedi Geo palliativi: il mondo scommette sulla cattura del carbonio). Ora un rapporto della rete internazionale Friends of the Earth ci conferma che l'idea della BECCS possa essere una distrazione costosa e pericolosa dalla necessità di effettuare tagli rapidi e profondi alle emissioni, se vogliamo evitare il cambiamento climatico catastrofico.
Lo schema della BECCS prevede la coltivazione di alberi che sottraggano l'anidride carbonica dall'atmosfera, la loro successiva combustione e l'utilizzo di cattura e stoccaggio del carbonio (Carbon Capture and Storage - CCS) per rimuovere la CO₂ risultante dalla combustione.
Il risultato sarebbe una tecnologia a emissioni negative, perché si suppone che il carbonio catturato e stoccato sia stato precedentemente sottratto all'atmosfera grazie alla crescita degli alberi. In alcune parti del mondo le colture potrebbero essere il salice o l'erba dell'elefante (Pennisetum purpureum). Nell'Europa settentrionale sarebbero più convenienti alberi a crescita rapida come l'abete rosso.
Il nuovo rapporto, intitolato "A Leap in the Dark" (salto nel buio) mostra come la BECCS sia utilizzata da governi e aziende come una carta probabilità/imprevisti per uscire dalla prigione del Monopoli del cambiamento climatico. E, proprio come nel Monopoli, si cerca di farlo gratuitamente, e senza passare dal Via, senza grossi sacrifici.
La BECCS è diventata estremamente popolare semplicemente perché i paesi di tutto il mondo hanno esaminato le emissioni previste, hanno visto il divario crescente tra la traiettoria su cui si trovano e gli obiettivi che dovrebbero raggiungere, e si sono resi conto di aver bisogno di una bacchetta magica. La BECCS assolve, nel loro immaginario, proprio a questo ruolo.
Un altro recente rapporto di Friends of the Earth Scotland sulla Cattura & Stoccaggio del Carbonio mostra che, nonostante centinaia di milioni di investimenti, non esista un solo impianto CCS attivo in Europa o in altre parti del mondo. Piuttosto che ridurre le emissioni climatiche, la maggior parte dei CCS viene utilizzata per estrarre più petrolio. La cosa più inquietante è che non esista nemmeno uno schema BECCS, ovvero un sito in cui si brucino solo alberi coltivati allo scopo con Cattura & Stoccaggio delle emissioni, pienamente funzionante nel mondo.
Se la CCS dovesse decollare, non sarà, su nessuna scala decente, prima della metà degli anni 2030, quindi per il momento si tratta solo di parole al vento. In ogni caso, la BECCS non può essere la risposta al nostro disperato bisogno di ridurre le emissioni molto rapidamente.
Naturalmente, piantare alberi è un'ottima cosa, ma per far funzionare la BECCS su larga scala è necessaria un'enorme quantità di materiale vegetale. E questo richiede un certo tempo. Sarebbe possibile recuperare molto tempo solo distruggendo foreste naturali e convertendo vaste aree di terreno coltivabile in piantagioni erbacee di monocoltura, spostando persone, distruggendo la natura e mettendosi in competizione con la produzione alimentare. Secondo alcune stime risalenti al 2019, la BECCS su vasta scala minaccerebbe ulteriori 150 milioni di persone di fame. Così facendo, avremmo bisogno di un paio di pianeti come la Terra per avere una quantità sufficiente di area coltivabile.
Il governo scozzese, prosegue il rapporto, è interessato alla BECCS e i suoi consulenti suggeriscono che la Scozia sia la parte migliore del Regno Unito per sperimentarla. La BECCS è presente nel Piano per la lotta al cambiamento climatico attualmente in fase di esame da parte del Parlamento scozzese.
Il rischio, secondo il rapporto, sarebbe la trasformazione di vaste aree a piantagioni di abeti rossi "Sitka", ricreando i paesaggi monoculturali tipici degli anni '80, per costruire nuove centrali a biomasse. A parte gli enormi costi e le sfide tecniche per far funzionare la BECCS, la soluzione progettata dal governo scozzese sembra un ottimo sistema per mettere conflitto tra grandi imprese e comunità locali, tra piantagioni monoculturali e natura.
Il guaio maggiore è che, anche se la BECCS fosse un'idea sensata, anche se si potessero evitare impatti sociali devastanti, anche se si riuscisse a non consumare terreno coltivabile, sarebbe comunque troppo poco, e troppo tardi.
Possiamo e dobbiamo affrontare l'emergenza climatica senza rischiare di fare affidamento sul "salto nel buio" della BECCS? È meglio puntare sulla sobrietà e sull'efficienza energetica, o su geo-palliativi atti a mantenere l'insostenibile stile di vita attuale? La risposta è una transizione equa, che elimini i combustibili fossili e porti le emissioni a zero, responsabile nei confronti delle persone, non delle multinazionali.