Esaurita l'ondata di incendi terribili, ora l'Australia deve fare i conti con la siccità che ha ridotto la produzione agricola a livelli molto bassi.
I terreni agricoli australiani hanno sofferto per tre o più anni di siccità prolungata. Ora è crisi alimentare.
L'anno più caldo e secco dell'Australia ha comportato il
crollo della produzione agricola, con una produzione estiva che dovrebbe scendere ai livelli più bassi mai registrati, secondo le proiezioni ufficiali rilasciate martedì scorso.
L'Australia è
uno dei principali produttori agricoli mondiali, con il settore che costituisce circa il 3% del PIL totale. Non molto in assoluto, ma una percentuale importante se paragonata al settore primario di altre nazioni.
Come noto, la siccità, alimentata dai cambiamenti climatici, ha anche esasperato una stagione di incendi boschivi che ha sconvolto più di 10 milioni di ettari di paesaggi secchi nel sud e nell'est dell'Australia, uccidendo 33 persone (vedi
In Australia brucia il nostro stile di vita ).
È probabile che gli acquazzoni di inizio febbraio, risultati essenziali per spegnere gli incendi, siano invece arrivati troppo tardi per essere in qualche modo utili agli agricoltori nella produzione agricola.
Il dipartimento dell'agricoltura del paese ha dichiarato che prevede che le produzioni di colture come sorgo, cotone e riso scenderanno del
66%, i livelli più bassi da quando sono iniziate le registrazioni nel 1980-81.
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È la produzione di colture estive più bassa in questo periodo, e pure con ampio margine", sostiene
Peter Collins, economista senior dell'ente statistico ABARES.
Parte dei terreni agricoli australiani ha sofferto per tre o più anni di siccità. Ma il 2019 ha visto le precipitazioni andare al di sotto del precedente record minimo stabilito nel 1902, e temperature medie di 0,2 gradi Celsius al di sopra dell'anno più caldo precedente, ovvero il 2013.
La caduta delle produzioni estive segue
il crollo di circa il 5%, delle colture invernali, tra cui il grano, una delle principali colture da reddito.