La vecchia pratica del vuoto a rendere, riproposta usando materiali e tecnologie dei giorni nostri.
Si chiama Loop l'iniziativa di un consorzio di multinazionali che rispolvera il vuoto a rendere. Iniziano a Parigi e New York le sperimentazioni.
Un nuovo servizio è stato presentato in questi giorni. Si tratta di un deciso passo in direzione contraria all'attuale deliro di spreco e poroduzione rifiuti.
Non è passato molto tempo da quando le persone si rifornivano di acqua minerale in bottiglie di vetro, che venivano cedute
in cambio di una cauzione che era restituita alla riconsegna del vuoto. Questo sistema regolava anche la consegna a domicilio. Un servizio chiamato
Loop sta cercando di riportare l'idea su una scala sufficientemente ampia.
Un gruppo di 25 multinazionali è dietro al nuovo servizio, che funziona come un piano di abbonamento per beni riutilizzabili. Gli abbonati a Loop ricevono prodotti, come succo d'arancia, muesli e gelato, in contenitori riutilizzabili consegnati a casa dal corriere UPS. Quando i contenitori saranno vuoti, gli abbonati programmeranno il ritiro anziché gettarli nel cestino. Loop quindi laverà i contenitori e li invia di nuovo.
È un'ulteriore iniziativa, che si sovrappone e si somma a quella analoga delle macchine di distribuzione inverse (vedi
Distributori di bottiglie alla rovescia) realizzate da Iceland.
Il servizio è programmato per il lancio a maggio nelle aree di Parigi, New York, New Jersey e Pennsylvania. E il costo? Quello normale per i prodotti alla distribuzione convenzionale, più una commissione di deposito che varia da 1 a 10 euro, e una tariffa di spedizione che parte da 20 euro e diminuisce in base al numero di prodotti che si acquistano.
Certo, non è pensabile che queste
iniziative di nicchia possano intaccare il nostro enorme problema della plastica in tempi brevi. Si tratta purtroppo di un'operazione per persone sensibili e mediamente ben provviste di denaro. È presumibile che gli strati più bassi, economicamente e culturalmente, della popolazione, continueranno a rifornirsi a lungo dove i prezzi sono più bassi, e quindi dove si fa uso di imballaggi a perdere.
Ma si tratta di un'iniziativa simbolica, ed è incoraggiante che alcune aziende stiano riconsiderando il modo in cui confezionano i loro prodotti. Attendiamoci un copioso uso di questa operazione in ottica marketing. Ma non tutto il male viene per nuocere.