Il calo di investimenti in energie rinnovabili è un segnale serio. La transizione verso l'energia pulita è in pericolo.

Nel 2017 sono aumentati, anche se di poco, i KWh di energia rinnovabile installati. Ma gli investimenti calano del 7%. La crescita delle rinnovabili segna il passo, occorre rinnovare gli sforzi.

Gli investimenti globali nel settore delle energie rinnovabili sono diminuiti del 7% nel 2017, il più grande calo in oltre 15 anni, come riportato nel rapporto World Energy Investment dell'AIE (Agenzia Internazionale per l'Energia).

Sebbene parte del calo sia dovuto ai costi in caduta che hanno reso le fonti rinnovabili, come il solare fotovoltaico, più convenienti che mai, il calo degli investimenti rappresenta comunque un avvertimento.

Siamo abituati a continui aumenti nella produzione di energie rinnovabili, e una battuta di arresto potrebbe compromettere le possibilità di una permanenza pacifica dell'uomo nel pianeta Terra. Secondo gli esperti dell'IEA, la nuova generazione di energie rinnovabili deve aumentare rapidamente e gli investimenti globali nell'elettricità rinnovabile devono quasi raddoppiare per raggiungere questi obiettivi, fino a circa 550 miliardi di dollari all'anno entro il 2030.

A prima vista, il 2017 è stato un anno molto positivo per le energie rinnovabili, che hanno segnato due quadrimestri record degli investimenti nella produzione di energia. Le aggiunte globali di capacità di energia rinnovabile hanno raggiunto un nuovo massimo, sostenute da un'espansione di oltre il 25% negli impianti fotovoltaici e da una crescita record nell'eolico offshore. L'output di energia rinnovabile, influenzata dalla disponibilità delle risorse annuali e dai nuovi sviluppi, è aumentato del 6%.

I costi degli impianti hanno continuato a diminuire, di circa il 15% per il solare fotovoltaico e del 5% per l'eolico onshore, a indicare che stiamo effettivamente comprando di più con meno. Si è anche verificato uno spostamento verso le regioni con costi di installazione inferiori.

Questi fattori hanno sostenuto le riduzioni dei costi di produzione di energia. Il minore costo dell'indebitamento e turbine più grandi hanno contribuito a ridurre i costi di generazione di energia eolica offshore in Europa (vedi L'energia eolica dell'oceano).

Ma i dati per il 2017 rivelano anche segnali di allarme. Per esempio, la nuova produzione annua di elettricità prevista dagli investimenti rinnovabili del 2017 indica un calo del 7% rispetto agli investimenti dell'anno precedente, nonostante la modesta crescita dei KWh installati (a causa, dicevamo, del minor costo per KWh).

Mettendo insieme gli investimenti in energia rinnovabile con quelli in energia nucleare, cioè sommando le energie a basse emissioni di carbonio, la nuova produzione annua è scesa del 10% nel 2017, il secondo anno di declino. Ciò indica una tendenza preoccupante per le emissioni di CO2 legate al settore energetico, grazie al carbone utilizzato per colmare la differenza tra domanda e offerta di energia.

Questi segnali premonitori sottolineano l'importanza di sforzi politici più mirati e stabili per facilitare gli investimenti, attraverso un portafoglio di tecnologie, in linea con gli obiettivi di Parigi, e con robuste iniezioni di capitale da parte di diversi attori finanziari, comprese istituzioni pubbliche.

I governi devono anche garantire il valore di questi investimenti, attraverso una maggiore flessibilità del sistema e gestendo l'impatto sui consumatori. Fortunatamente, un grande flusso finanziario sta ora entrando nelle reti elettriche, nelle reti intelligenti e nelle batterie, il che contribuisce a un sistema di alimentazione più flessibile, fondamentale per l'integrazione di maggiori quote di energia solare e fotovoltaica.

Infine, è necessario un sostegno più forte per gli investimenti nell'elettrificazione dei trasporti e del riscaldamento, alimentati da fonti pulite e dall'uso diretto di fonti rinnovabili in questi settori.