I dati mostrano un'eccellenza italiana su base europera per il riciclo di PFU (pneumatici fuori uso).
E' in continua crescita il settore del riciclo degli Pneumatici Fuori Uso in Italia, ma non mancano le preoccupazioni.
Il settore industriale incentrato sul riciclo dei pneumatici fuori uso, i cosiddetti PFU, rappresenta un'eccellenza nazionale e un ramo strategico dell'economia circolare, con uno dei tassi più alti di riciclo di materia, sulla base di quanto prevede la normativa europea.
I miglioramenti del sistema arriveranno a seguito della revisione del Decreto Ministeriale 82/2011, ma fra gli operatori rimane la paura che il Decreto End of Waste venga visto restrittivo e inutilmente prudenziale.
Queste sono le preoccupazioni scaturite durante il convegno "La gestione degli Pneumatici Fuori Uso tra presente e futuro" promosso ieri a Roma da
UNIRIGOM, l'Uione Recuperatori Italiani della Gomma aderente a FISE UNIRE (Unione Imprese del Recupero).
Il convegno ha avuto scopo di incontro, confronto e riflessione tra tutti gli operatori del settore, ma anche le Istituzioni ed esponenti del Parlamento e del Governo riguardo argomenti strategici sia per il suddetto ramo che per tutto il comparto del riciclo.
Le imprese che si occupano del riciclo della gomma, rappresentano un'eccellenza completamente italiana su base europea nella circular economy.
Secondo alcuni dati, in Italia ogni anno vengono recuperate circa 340.000 tonnellate di PFU, di cui il 45% viene avviato a recupero di materia, dalle quali si ottiene circa il 76% di granulato di gomma, 23% di acciaio e lo 0,2% di fibra tessile.
Il restante 55% viene utilizzato per il recupero energetico, in particolare presso i cementifici.
Gran parte di quest'ultima fetta, oggi viene esportata, in quanto il mercato è ormai saturo a causa dei pochi canali di sbocco.
Nonostante ciò, il settore oggi è ad un bivio con due normative: la revisione del Decreto Ministeriale 82/100 e il Decreto End of Waste, i quali, nonostante vedranno presto la luce del sole, continuano a generare preoccupazione per le imprese che recentemente hanno investito per la produzione di materiali innovativi usati in diversi rami.