L'inchiesta di BirdLife International e Transport & Enviroment riscrive la storia delle energie considerate "pulite" solo perché descritte come il risultato di materiali naturali.
Non basta che abbiano un impatto zero sulla CO2: le biomasse si portano spesso dietro problemi di inquinamento e politica alimentare che il massiccio greenwashing non riesce a mascherare. Spesso godono di incentivi pubblici assolutamente immeritati e pericolosi.
Quando parliamo di
biomassa, intendiamo qualsiasi materiale organico che attraverso processi chimici, termici o biochimici, può essere utilizzato per la produzione di calore e/o di elettricità.
Un mercato che continua a crescere, tanto da diventare un business molto importante dopo quello dell'eolico e dell'idroelettrico.
In sé, l'utilizzo della biomassa, fonte energetica assolutamente rinnovabile, non è un male, soprattutto quando porta a sensibili diminuzioni dell'impatto ambientale. Il problema sussiste nel caso di effetti negativi sull'ambiente, ed è acuito quando questo danno è finanziato da incentivi pubblici.
Il vantaggio più importante della produzione di energia con le biomasse, per esempio la legna, è che
la quantità di anidride carbonica prodotta è pari a quella precedentemente accumulata dalla pianta durante l'intero ciclo di vita. È per questo che si parla di combustibile neutrale in termini di CO2.
Se gli scarti di legno, derivati da attività industriali o artigianali, sono abbondanti, allora si può parlare di sistema sostenibile. Ma quando sono insufficienti, la caccia al materiale bruciabile
si risolve sempre in un danno al sistema. E quando si deve alimentare una mega centrale, l'ambiente che la circonda viene in genere devastato.
È vero che zone agricole adibite a colture energetiche, correttamente progettate, potrebbero essere una risorsa per controllare l'erosione e ridurre il dissesto idrogeologico. Ma le colture di biomassa combustibile non dovrebbero
mai entrare in concorrenza con le colture alimentari, per cui è opportuno intraprenderle su terreni abbandonati e non utilizzabili per produrre cibo.
Ancora, è vero che la quantità di CO2 prodotta dalla biomassa è in equilibrio, ma vanno controllate le emissioni di monossido di carbonio e di ossidi di azoto, che potrebbero essere molto elevate e vanno quindi trattate nei camini prima di essere rilasciate nell'atmosfera.
La biomassa veramente sostenibile è solo quella che risulta dallo sfruttamento razionale delle foreste, dall'abbattimento di piante morte e a "km 0". Queste condizioni spesso non si verificano, come rivela il documentario
The Burning issue - When bioenergy goes bad, prodotto da
Birdlife International insieme a
Transport & Environment, su abusi, illeciti e paradossi della bioenergia.
Il documentario rivela che questo sistema si è spesso trasformato in una lotta per l'accaparramento di terreni, deforestazioni e sussidi nazionali che vanno esattamente in senso contrario alla sostenibilità.
L'inchiesta, presentata a Bruxelles l'8 febbraio e condotta in
Italia, Russia, Germania e Romania, vuole portare alla luce il lato nascosto di una fonte energetica considerata pulita solo perché è il risultato di materie naturali.
Secondo Birdlife Internarional, in Russia, dove vi è la più grande produzione di pellet derivato, ci si domanda ancora se questo sia realmente prodotto da scarti di legno come affermato dalle autorità russe. Lo stesso dubbio avvolge la nomea del pellet prodotto in Sardegna.
Secondo il documentario, alcuni agricoltori Romeni e italiani hanno trasformato la produzione da scopi alimentari a scopi energetici. Trasformazioni che stanno avvenendo anche in Germania, dove i terreni usati per colture alimentari vengono sostituite da spazi dedicate alla coltura di piante per la produzione di biogas.
Sini Eräjää, responsabile delle politiche sulle bioenergie dell'Unione europea per BirdLife Europa, pensa che l'inchiesta potrebbe essere l'occasione per capire che
le politiche dell'UE sulle bioenergie rinnovabili sono fallite.
È forte quindi la necessità di ridurre l'uso delle bioenergie e l'UE non può incentivare l'uso di alberi o coltivazioni di alimenti per la produzione di energia. Una situazione che non sembra dare speranze, tanto che la bioenergia sarà la protagonista delle negoziazioni sul pacchetto delle energie pulite dell'UE.
Per Transport & Enviroment, tocca ai politici capire che è l'opportunità giusta per fermare il sostegno pubblico alla bioenergia.