La Commissione Ambiente Parlamento europeo approva un nuovo pacchetto su economia circolare e alza target del riciclo. Cauto ottimismo degli ambientalisti e perplessità degli operatori.
Il nuovo pacchetto legislativo sull’economia circolare sarà votato a marzo dall'Europarlamento. Alcune questioni di definizione e calcolo preoccupano non poco gli operatori del riciclo.
Esce il nuovo pacchetto legislativo sull’economia circolare da parte della Commissione Ambiente del Parlamento europeo (ENVI). Target di riciclo innalzati al 70% per i rifiuti solidi urbani e all’80% per gli imballaggi entro il 2030.
Secondo la valutazione della Commissione europea, il raggiungimento degli obiettivi consentirebbe la creazione di
580 mila posti di lavoro entro il 2030, un risparmio annuo di 72 miliardi di euro per le imprese e la riduzione delle importazioni di materie prime. I posti di lavoro potrebbero crescere sino a 867 mila se fossero accolte le direttive per il riuso, in particolare nell’arredamento e il tessile.
Si calcola inoltre la riduzione di emissione di gas serra del 2-4%. Secondo la relatrice Simona Bonafè, si tratta di “
uno dei provvedimenti più corposi su cui il Parlamento Europeo é chiamato a esprimersi dall’inizio di questa legislatura.”
Viene sancito l’obbligo di chiusura delle discariche per i rifiuti urbani entro il 2030 e varate misure per combattere lo spreco alimentare, con facilitazioni per il cibo da donare.
Le associazioni ambientaliste, pur con qualche distinguo, sono soddisfatte: secondo Rossella Muroni, presidente di
Legambiente, si tratta del "
primo importante passo verso un’ambiziosa riforma della politica europea dei rifiuti, per trasformare l’emergenza rifiuti in una grande opportunità economica e occupazionale.”
Legambiente spera che il rapporto venga approvato dalla plenaria dell’Europarlamento prevista a marzo, possibilmente migliorato, in particolare per quanto riguarda le deroghe previste per i paesi ritardatari.
Preoccupati invece gli operatori del riciclo, per gli effetti negativi sulla concorrenza, se non ci saranno modifiche robuste durante la votazione in seduta plenaria.
Secondo
l'European Recycling Industries Confederation (EuRIC), il rapporto ENVI sbaglia nell'assimilazione ai rifiuti urbani dei rifiuti prodotti da piccole imprese, uffici e istituzioni in piccole quantità. In assenza di un criterio oggettivo, ci sono rischi reali che flussi di rifiuti industriali e commerciali attualmente raccolti in modo efficiente e riciclati possano essere in futuro indebitamente considerati come rifiuti urbani, semplicemente perché sono paragonabili in natura e composizione. Ciò comporterebbe costi aggiuntivi per i contribuenti e ulteriori
distorsioni della concorrenza.
È importante in questa fase proteggere i riciclatori che fanno da decenni quanto auspicato dalla commissione ENVI, ovvero trovare soluzioni innovative per riciclare tutti i tipi di rifiuti, intrinsecamente valutati come risorse, in nuove materie prime. E queste aziende, spesso di piccole e medie dimensioni, potrebbero essere
soffocate dalla concorrenza delle aziende municipalizzate, in genere colossi abituati a trattare enormi quantità di rifiuti, che potrebbero adottare comportamenti distorsivi finanziati da soldi pubblici, nella foga di raggiungere obiettivi di riciclo stabiliti politicamente.
Euric vede inoltre la possibilità di migliorare le norme sul
metodo di calcolo per misurare i tassi di riciclaggio. La commissione ENVI ha infatti optato per un metodo di calcolo basato sulla nozione di "
input nel riciclaggio finale". In sostanza, un materiale si definisce riciclato
non quando è entrato effettivamente nel ciclo produttivo come materia prima seconda, ma quando è stato messo a disposizione dell'industria come materiale riciclato, indipendentemente dal suo effettivo utilizzo.
Pare una questione di lana caprina, ma i riciclatori sostengono norme uniformi per misurare i tassi di riciclaggio reali che garantiscano che
solo i rifiuti trasformati in nuove materie prime siano conteggiati come riciclati. La differenza sta nella produzione di enormi quantità di materiali formalmente differenziati, che poi prendono la strada della discarica.