Sistemi di controllo a bassissima richiesta energetica, tanto da permettere di essere alimentati da una pila biologica. La realizzazione di cinque studenti è stata premiata.
Alcuni studenti hanno realizzato un sistema di controllo da utilizzare in auto che permette di utilizzare energia rinnovabile da batteri.
I cervelli in fuga sono un problema per il nostro sistema economico. Possibili innovazioni che scappano all'estero, in Paesi in cui forse il desiderio di realizzazione ha un margine più ampio.
Questa volta però, chi è riuscito a conquistare un importante riconoscimento internazionale davanti a più di 600 studenti universitari provenienti dal Medio Oriente, dall'Africa e dall'Europa, è un gruppo di giovani studenti di ingegneria meccatronica dell'Università di Trento, tra cui Pietro Tosato, Luca Gemma, Cristian Catania, Luca Torquati e Sergio Camalò.
Cervelli non in fuga, che hanno vinto il primo premio nella sezione Industrial della Texas Instruments Innovation Challenge, un concorso europeo che premia le scoperte innovative, realizzato dalla Texas Instruments, leader mondiale per la produzione di dispositivi elettronici, in collaborazione con Mouser Electronics.
Le scoperte di Volta e altri grandi tecnici sono ormai un lontano ricordo, ma oggi c'è ancora qualcuno che pensa di produrre l'energia rinnovabile con i batteri. Sono sufficienti una piantina di menta o di basilico, un vasetto e della terra per dar vita ad un processo di respirazione cellulare e far si che il batterio Shewanella inizi a spostare elettroni.
I tre ideatori, grazie anche alla supervisione del professor Davide Brunelli, hanno perfezionato un sistema elettronico che funziona grazie all'energia prodotta dai batteri.
Luca Gemma spiega che la richiesta da soddisfare era mettere in atto una soluzione ingegneristica efficace nel campo industriale, innovativo o dell'automotive, servendosi delle abilità in un campo come quello dell'elettronica integrata.
Il sistema elettronico capace di misurare la luminosità, la temperatura e l'umidità trasmettendole poi via radio, è stato realizzato dal gruppo in cinque mesi, usando una sola fonte di alimentazione: una pila a combustibile microbiologica.
Il progetto ha unito due tecnologie appena nate, le Fram (Ferroelectric Random Access Memory, permette di immagazzinare una carica durante l'applicazione di un campo elettrico e mantenerla anche in assenza del campo) e la pila microbiologica (sistema bio-elettrochimico necessario alla produzione di corrente attraverso microorganismi abili nella generazione di elettroni), in modo da poter ottenere un dispositivo a consumo molto basso e interamente green.
Infatti, l'energia necessaria è prodotta dai batteri elettrogenici, che si trovano all'interno di ogni terreno, e alimentati da una piccola pianta che, attraverso la fotosintesi, genera i nutrienti essenziali per il funzionamento della bio-batteria.
Questo sistema, rispetto ad altre energie rinnovabili, produce meno energia ma ha il pregio di funzionare anche con condizioni atmosferiche non buone.
Gli ideatori hanno vinto un premio in denaro e la partecipazione ad un workshop personalizzato al Center for Innoation and Business Creation della Technical University di Monaco di Baviera, con la partecipazione di esperti di marketing, incubatori, imprenditori e finanziatori.