Dopo il disastroso arretramento ciclistico, ora si prova con la tecnologia per tornare alle due ruote.
Per sconfiggere l'inquinamento occorre tornare alla bicicletta, ma l'approccio è filo-occidentale: ecco il bike sharing.
La Cina si prepara al "
Bike sharing", la condivisione delle due ruote, il sistema importato da sedicenti startup di Pechino in grado di risolvere il problema economico e anche ambientale, come ha affermato Li Zekun, 25enne a capo della nota azienda
Ofo.I bike sharing asiatici che aspettano di ricevere nuove disposizioni e regole precise, stanno crescendo sia di numero che di portata e funzionalità tecnologica oltre che di concorrenza, ma li accomuna un unico obiettivo: entro il 2020 il 20% dei lavoratori pendolari di Pechino si dovrà spostare in bicicletta. Ma è necessario considerare il nuovo contesto creatosi negli ultimi 35 anni che ha reso Pechino una delle città più inquinate al mondo, costringendo milioni di cinesi a convivere con mascherine protettive.
Si tratta di
un arretramento colossale: secondo un'analisi effettuata dal governo, a partire dal 1980 più della metà dei pendolari viaggiava in bicicletta. A seguito della rivoluzione industriale, la crescita della ricchezza e del mercato delle auto (che ha superato gli Usa nel 2010) più del 30% di ciclisti ha abbandonato le due ruote, fino ad arrivare al miserrimo 12% di oggi. Una percentuale drammatica in termini di salute e inquinamento.
Oggi, sono i giovani di Pechino e Shangai ad aver deciso di investire nuovamente nelle due ruote, per cercare di tornare a quello che un tempo era il regno delle biciclette. Ofo, appunto, è una delle aziende che ha messo in circolo oltre 250mila bici in tutta la Cina, insieme a
Mobike e
Bluegogo.
Molti temono che si tratti solo di una moda, ma il bike sharing cresce ogni giorno di migliaia di biciclette, anche se paiono una briciola in confronto ai 6 milioni di veicoli che ogni giorno rilasciano oltre 500mila tonnellate di sostanze inquinanti nell'atmosfera.
Il sistema sarà differente da tanti altri sistemi europei (va detto, alcuni dei quali
fallimentari, come quello di Verona) in cui le bici sono prelevate e recuperate in parcheggi adibiti e con l'uso di carte e abbonamenti. A Pechino si farà forte uso di tecnologia, e le due ruote potranno essere raccolte o depositate in ogni punto della città grazie ad un sistema di tracciabilità Gps inserito all'interno di app per smartphone, permettendo così di montare in sella in qualunque momento.
Tecno-bufala o meno, sta di fatto che molti giganti della tecnologia stanno investendo milioni di euro in questa iniziativa, anche per risolvere il problema del furto di bici, nato nei primi mesi di sperimentazione. Purtroppo, pare lo stiano facendo anche in Europa.