Aziende automobilistiche, aziende di riciclo e start-up tecnologiche stanno lavorando per affrontare le batterie usate agli ioni di litio, un problema che esploderà entro qualche anno.

La filiera delle batterie usate non è ancora pronta ad affrontare la tempesta di batterie dei veicoli elettrici che saranno sostituite entro qualche anno. Idee e tecnologie per attrezzarsi.

La spinta a sostituire le auto a benzina e diesel con i veicoli elettrici ha preso slancio nelle ultime settimane. Ma una domanda sull'auto elettrica rimane tuttora completamente inevasa: cosa succede con la mezza tonnellata di batterie agli ioni di litio quando si consumano?

I governi inglese e francese hanno scorso mese impegnato a bandire la vendita di autoveicoli a combustione interna integrale dal 2040 (vedi Fine di auto e furgoni a combustibili fossili dal 2040), e Volvo si è impegnata a farlo dal 2019 (Volvo: svolta elettrica a parole).

Il numero di automobili elettriche al mondo ha superato l'anno scorso i due milioni. Non è molto, rispetto al parco circolante stimato di un miliardo e duecento milioni, ma indica una tendenza. L'Agenzia internazionale per l'energia (IEA) stima che entro il 2030 le autovetture elettriche saranno globalmente 140 milioni, se i paesi centreranno gli obiettivi di Parigi. Ancora briciole, ma è pur sempre un bel numero, soprattutto se si pensa agli 11 milioni di tonnellate di batterie agli ioni di litio esaurite che necessiteranno di riciclo tra qui e il 2030.

Il settore del riciclo è assolutamente non pronto a questa sfida: si calcola che nell'UE solo il 5% delle batterie agli ioni di litio sia attualmente riciclato. Questo fatto provoca una fastidiosa dipendenza dell'unione da questo prezioso materiale, ma soprattutto un elevato costo ambientale: le batterie danneggiate emettono gas tossici, e i componenti essenziali (litio e cobalto) inquinano l'acqua.

Ma il basso tasso di riciclo non significa che il resto sia disperso nell'ambiente: la maggior parte di questi materiali è contenuta nei prodotti di elettronica di consumo, che si trovano generalmente in un cassetto o in discarica (vedi I nemici dell'ambiente: la discarica e il cassetto).

Ciò non accadrà presumibilmente con i veicoli elettrici viste le dimensioni del lotto minimo di scarto (mezza tonnellata per autovettura, in media), e visto che i produttori di automobili saranno responsabili della raccolta e del riciclo di queste batterie. I regolamenti UE, che prevedono che i fabbricanti delle batterie finanzino i costi di raccolta, trattamento e riciclo, stanno incoraggiando i legami tra i produttori di automobili e i riciclatori.

Purtroppo, con i processi di fusione attualmente implementati dalle aziende di riciclo, se da un lato si recuperano facilmente molti metalli, dall'altro non si recupera il materiale più importante, il litio, che finisce in uno scarto misto. Teoricamente si può recuperare il litio dallo scarto, ma ogni processo extra fa lievitare i costi, spesso ben al di sopra del pareggio.

La banca d'investimento Morgan Stanley a giugno ha dichiarato che prevede che il litio non sarà recuperato durante tutto il decennio e che le attuali infrastrutture di riciclo non sono in grado di reggere l'urto delle sostituzioni delle batterie attualmente installate sulle auto elettriche. Ci sarà infatti una tempesta di batterie da veicoli elettrici che raggiungeranno la fine della loro vita in pochi anni, e c'è ancora bisogno di sviluppo per arrivare al riciclo a ciclo chiuso di tutti i materiali.

Il problema è il costo del riciclo, attualmente fermo a un euro al chilo, mentre il valore dei materiali ottenibili è circa 33 centesimi al chilo di materiale in ingresso. La mancanza di capacità di riciclo è una tragedia tecnologica, perché questi materiali sono costati molto, sia energeticamente che socialmente. Se non li riutilizziamo, siamo dei folli.

Per fortuna la fusione non è l'unica alternativa. Esistono e sono in fase di post sperimentazione processi chimici a freddo per recuperare tutti i metalli importanti dalle batterie. Tecnicamente, dovesse andare tutto bene, c'è ancora tempo per attrezzare un congruo numero di impianti di riciclo. Peccato che non sono noti i tipi di batterie che saranno sviluppati in futuro. Sarebbe un aiuto se le batterie fossero standardizzate e progettate per il riciclo, ma a oggi non lo sono.

Avevamo parlato in precedenza di un'opzione molto interessante, quella chiamata La seconda vita delle batterie, ovvero il riuso delle batterie auto per l'immagazzinamento di energia domestica. Le batterie auto possono avere fino al 70% della loro capacità quando smettono di funzionare per alimentare veicoli elettrici, ma sono ancora perfette, previa cernita, collaudo e reimballo, per l'immagazzinamento di energia domestica.

Riteniamo quest'ultima opzione la migliore, perché rispetta le categorie energetiche del riuso (vedi Le cinque erre), in cui il riutilizzo viene primea del riciclo.