Il WWF avverte del crollo delle specie animali a causa della distruzione umana. Non solo molte specie sono a rischio estinzione, quindi, ma il numero complessivo di individui, anche di specie non a rischio, è in crollo, a testimonianza di una salute precaria dell'ecosistema.

Le popolazioni di animali selvatici sono diminuite di oltre due terzi in meno di 50 anni, secondo un importante rapporto del gruppo di conservazione WWF. Il rapporto afferma che questo "declino catastrofico" non mostra alcun segno di rallentamento.

La natura viene distrutta dagli esseri umani a una velocità mai vista prima. La fauna è "in caduta libera" mentre bruciamo foreste, peschiamo troppo nei mari e distruggiamo aree selvagge.

"Stiamo distruggendo il nostro mondo, l'unico posto che chiamiamo casa, rischiando la nostra salute, sicurezza e sopravvivenza qui sulla Terra. Ora la natura ci sta inviando un disperato SOS e il tempo sta scadendo." Sono le accorate parole di Tanya Steele, responsabile WWF per il Regno Unito.

Il rapporto ha esaminato migliaia di diverse specie di fauna selvatica monitorate dagli scienziati della conservazione negli habitat di tutto il mondo. Hanno registrato un calo medio del 68% in più di 20.000 popolazioni di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci dal 1970.

Il declino è una chiara prova del danno che l'attività umana sta arrecando al mondo naturale. Il problema è serio, non solo per la Natura, ma per la nostra stessa sopravvivenza: se non cambia nulla, le popolazioni continueranno a diminuire, portando la fauna selvatica all'estinzione e minacciando l'integrità degli ecosistemi da cui dipendiamo.

Questo particolare rapporto utilizza un indice che indica se le popolazioni di fauna selvatica stanno aumentando o diminuendo. Non ci dice il numero di specie perse o estinzioni. Presi insieme, questi dati forniscono la prova che la biodiversità viene distrutta a un ritmo senza precedenti nella storia umana.

I cali maggiori si registrano nelle aree tropicali. Il calo del 94% per l'America Latina e i Caraibi è il più grande al mondo, guidato da un cocktail di minacce per rettili, anfibi e uccelli. I dati sono stati utilizzati per il lavoro di modellazione per esaminare cosa potrebbe essere necessario per invertire il declino.

Nel 2019, un gruppo intergovernativo di scienziati ha concluso che un milione di specie (500.000 animali e piante e 500.000 insetti) sono minacciate di estinzione, alcune entro decenni.

Il rapporto del WWF è una delle tante valutazioni dello stato della natura che verranno pubblicate nelle prossime settimane e mesi in vista di un importante vertice del prossimo anno. L'ONU rivelerà a breve la sua ultima valutazione sullo stato della natura nel mondo.

Nuove prove di modellazione suggeriscono che possiamo arrestare e persino invertire la perdita di habitat e la deforestazione se intraprendiamo un'azione di conservazione urgente e cambiamo il modo in cui produciamo e consumiamo il cibo.

Il rapporto afferma che la pandemia di Covid-19 è un duro promemoria di come la natura e gli esseri umani siano intrecciati. I fattori che si ritiene portino all'emergere di pandemie, tra cui la perdita di habitat e l'uso e il commercio di fauna selvatica, sono anche alcuni dei fattori alla base del declino della fauna selvatica.

L'Antropocene, l'era geologica durante la quale l'attività umana sta determinando sconvolgimenti anche di natura geologica, è una vera iattura, e mette nelle nostre mani una decisione epocale: dobbiamo trovare un nuovo equilibrio con il mondo naturale e diventare amministratori del nostro pianeta.

Una responsabilità enorme, cui non possiamo più sottrarci, avendo abdicato da millenni al nostro ruolo di semplici ingranaggi di sistema, per assumere quello di regolatori/devastatori. Si tratta di un cambiamento di prospettiva. L'Antropocene è stato causato da una serie di errori di prospettiva, il vedere la Natura prima come nemica, poi come qualcosa di opzionale. Oggi rappresenta l'unico alleato che abbiamo per ristabilire l'equilibrio nel nostro mondo.