La ricerca sulla fusione nucleare batte un record storico. Si ravviva l'illusoria promessa di energia infinita a buon mercato. Un film purtroppo già visto, e senza lieto fine.

Sui media generalisti impazzano i titoli. Commentatori superficiali parlano di un evento che non hanno capito fino in fondo. La tecnologia di fusione nucleare avrebbe raggiunto una nuova pietra miliare, dal momento che un reattore di Oxford ha battuto il record mondiale di produzione di energia da fusione.

La fusione nucleare è il nuovo Graal dell'energia: ha il potenziale per diventare una fonte di energia a zero emissioni di carbonio copiando i processi che alimentano il sole e le stelle.

Un consorzio di esperti, studenti e personale in tutta Europa ha partecipato a un esperimento che ha battuto i precedenti record raggiunti nel 1997 a Oxford, Regno Unito, simulando una mini centrale elettrica commerciale a fusione.

Il laboratorio nazionale di fusione del Regno Unito ha affermato che presso il Joint European Torus (JET) sono stati prodotti 59 megajoule di energia da fusione. La struttura ospita la macchina tokamak operativa più grande e potente al mondo, a loro dire.

E giù dichiarazioni roboanti: Ian Chapman, amministratore delegato di UKAEA, sostiene: “Questi risultati storici ci hanno portato un enorme passo avanti verso la conquista di una delle più grandi sfide scientifiche e ingegneristiche di tutte. È una ricompensa per oltre 20 anni di ricerca e sperimentazione con i nostri partner di tutta Europa."

Ma, al di là dell'ovvio compiacimento di chi vuole far vedere ai finanziatori che i loro soldi sono stati spesi bene, non si vedono grossi passi avanti nella ricerca. 59 megajoule equivalgono a 16,4 kilowattora. Facendo un esempio concreto, una famiglia di 4 persone consuma 3600 KWh l'anno di sola energia elettrica (escludiamo il riscaldamento e gli spostamenti), per cui l'intera produzione della piccola stella di Oxford coprirebbe a malapena 2 giorni di questa ipotetica famiglia, e solo per gli elettrodomestici.

E stiamo parlando di energia lorda in uscita. Già: perché la fusione nucleare non è ancora riuscita a produrre l'energia necessaria al suo innesco. In poche parole, con la fusione ci rimettiamo ancora, a livello energetico (per la resa economica, siamo lontani anni luce).

Quindi, se vogliamo fare i boccaloni, accettiamo pure questo esperimento come una svolta tecnologica, ma se adottiamo un minimo di buonsenso, dobbiamo renderci conto che non è successo niente.

Marco Casolino dell’INFN, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Roma, ci ricorda che il governo americano, nel 1978, aveva stimato gli investimenti in ricerca che si sarebbero dovuti effettuare per mettere in pratica il sogno di una centrale nucleare di fusione.

Secondo zio Sam, sarebbero stati necessari 9 miliardi di dollari all'anno (di allora!), per un piano molto aggressivo. Per un piano più moderato, che avrebbe portato alla prima centrale nel 2005, la stima era dai 2 ai 3 miliardi di dollari all'anno. I fondi effettivamente utilizzati sono stati da un terzo alla metà rispetto all'investimento minimo che era stato chiamato "fusion never". Stiamo parlando di 300/400 milioni all'anno.

Niente fusione nucleare, all'orizzonte, dunque. Ma forse è una fortuna. L'umanità non ha mai brillato per intelligenza collettiva: ogni volta che ci ritroviamo fra le mani una soluzione ai problemi di energia, alimentazione, benessere, osserviamo che la popolazione, e lo stile di vita di ciascuno di noi, crescono fino a ricreare il problema tale e quale a prima, ma a spese di una sempre più evidente devastazione ambientale.

È successo con il petrolio e con la green-revolution (peraltro sostenuta dall'energia abbondante e a costo basso del petrolio). Risultati: riscaldamento globale, abbassamento delle falde, scioglimento dei ghiacciai, deforestazione, impoverimento dei suoli.

Che succederebbe se, attraverso la fusione nucleare, raggiungessimo una forma di energia ancora più economica e ancora più abbondante? Meglio affidarsi alle pessimistiche previsioni del prof. Casolino, e sperare nell'ipotesi "fusion never".