British Airways e Shell investono in aeromobili a idrogeno, attraverso la start-up ZeroAvia. L'obiettivo sono aerei commerciali a zero emissioni da 50 passeggeri tra cinque anni.

L'azienda specializzata nel volo idrogeno-elettrico ZeroAvia si è assicurata un ulteriore sostegno finanziario per accelerare lo sviluppo del suo primo velivolo a emissioni zero da 50 posti. I munifici finanziatori sono British Airways, Shell e Systemiq, tra gli altri, per un totale di 20,4 milioni di euro, per la fase di start-up.

L'iniezione di denaro aiuterebbe ZeroAvia a lanciare un nuovo programma di sviluppo per dimostrare ulteriormente la credibilità della sua tecnologia e accelerare lo sviluppo di un motore elettrico (a idrogeno, ovvero a celle di combustibile) più grande, in grado di volare per lunghi tragitti e su aeromobili a emissioni zero più grandi, dal 2026.

ZeroAvia, a settembre 2020 ha completato il primo volo di prova idrogeno-elettrico al mondo di un aereo commerciale. L'azienda afferma che potrebbe raggiungere la commercializzazione della sua tecnologia idrogeno-elettrica già nel 2024, con voli fino a 500 miglia, e con aerei da 20 posti.

Con il nuovo investimento annunciato alla fine di marzo, l'azienda ha dichiarato che prevede di sperimentare aerei commerciali a emissioni zero da 50 o più passeggeri tra cinque anni, ma il suo obiettivo rimane quello di consegnare il suo primo aereo a 100 posti, a corridoio singolo, entro il 2030.

Il settore dell'aviazione è uno dei più criticati nell'ottica della de-carbonizzazione. La quantità di energia che impiega ogni viaggio aereo è spropositata. Si stima che rappresenti circa il 2-3% delle emissioni globali di gas a effetto serra. Per questo, è sottoposto a crescenti pressioni per decarbonizzare, ma nell'immediato deve affrontare notevoli difficoltà finanziarie a causa della devastazione causata dal COVID-19.

Né ci si può aspettare che il semplice passaggio ai motori elettrici e all'idrogeno come combustibile sia la panacea: se l'elettricità che serve per produrre l'idrogeno non è di provenienza rinnovabile, tutto l'accrocchio costruito diventa privo di significato, e serve solo ad alimentare il greenwashing. Solo in presenza di un uso stra-maggioritario di fonti elettriche rinnovabili si può parlare di progressi verso lo zero-carbonio-netto.

British Airways afferma che il suo investimento in ZeroAvia sosterrà l'impegno della compagnia aerea a raggiungere emissioni nette di carbonio zero entro il 2050, insieme ai suoi sforzi per aumentare l'uso di combustibili sostenibili per l'aviazione, per sviluppare aerei più efficienti in termini di consumo di carburante e per esplorare l'uso di tecnologie di cattura del carbonio (settore che suscita più di una perplessità, vedi Geo palliativi: il mondo scommette sulla cattura del carbonio).

La società è anche membro del Jet Zero Council, un'iniziativa guidata dal governo britannico, che ha lo scopo di aiutare a fornire il primo volo commerciale a emissioni zero del Regno Unito.

British Airways non è l'unica azienda a investire in ZeroAvia: la start-up dell'aereo a idrogeno, alla fine dello scorso anno si è assicurata un sostegno di 18 milioni di euro in una raccolta fondi da una serie di grandi aziende tra cui degli autentici nemici dell'ambiente, come Shell (vedi Big Oil: il futuro è nella plastica) e Amazon (vedi Amazon mobbizza gli attivisti per il clima).

La compagnia, che all'inizio di questo mese ha completato con successo una simulazione a terra all'aeroporto di Cranfield per il suo imminente volo di 60 miglia in programma, si è anche assicurata un finanziamento governativo di 13,7 milioni di euro tramite l'ente governativo britannico Aerospace Technology Institute.

La sfida, come detto, è impervia. Cambiare la tecnologia del motore serve a poco, se questo cambio non è accompagnato da una profonda ristrutturazione dell'intero settore energetico. Altrimenti saranno solo chiacchiere, e a queste abbiamo ormai fatto il callo.