Soldi pubblici per finanziare sia l'idrogeno pulito, che quello sporco. Big Oil cerca di influenzare la strategia UE in campo energetico verso l'idrogeno, una soluzione che accontenta tutti, ambientalisti e industria estrattiva.

 La Commissione UE ha fstto uscire, lo scorso luglio, la sua "strategia europea sull'idrogeno". Lo scopo è quello di stimolare la crescita dell'idrogeno, il tutto sarebbe funzionale agli sforzi dell'Europa per decarbonizzare il proprio sistema energetico, creando un quadro politico e identificando progetti per il finanziamento.

Ma tra gli ambientalisti c'è il timore che un'eccessiva attenzione sull'idrogeno vada a scapito delle tecnologie per le energie rinnovabili e l'efficienza energetica. È questa l'opinione, per esempio, di Friends of the Earth Europe, associazione preoccupata perché il sostegno all'idrogeno potrebbe nascondere un'accondiscendenza verso l'industria estrattiva dei combustibili fossili e un rischio di creare nuovi interessi difficili da scardinare.

Contestualmente, la Commissione ha anche lanciato la "Clean Hydrogen Alliance" (Alleanza europea per l'idrogeno), un organismo composto da rappresentanti dell'industria, delle autorità pubbliche e della società civile con l'obiettivo di sostenere il settore europeo dell'idrogeno. L'Alleanza mira alla diffusione delle tecnologie dell'idrogeno entro il 2030. L'UE vuole utilizzare la molecola per raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2050.

Sono passati quasi vent'anni dal libro Economia all'idrogeno, in cui Jeremy Rifkin, uno degli economisti più sopravvalutati del nostro tempo, profetizzò un periodo di pace e prosperità grazie all'utilizzo massiccio dell'idrogeno. Considerato erroneamente come una fonte energetica, l'idrogeno è più propriamente un vettore energetico, utile per lo più per trasportare e ancor meglio stoccare l'energia prodotta da altre fonti.

Non si trova in natura allo stato utilizzabile, ovvero in forma molecolare H2, in quantità sufficienti alla sua ossidazione per scopi energetici. Lo si ottiene invece da altre sostanze con procedure chimiche ed elettrolitiche, oppure può essere prodotto da combustibili fossili (reforming del metano e carbone), ma questi metodi, oltre ad esaurire risorse non rinnovabili, generano CO2 in quantità maggiori rispetto all'utilizzo convenzionale degli stessi combustibili, aggravando l'effetto serra rispetto al loro utilizzo diretto negli autoveicoli.

Secondo Friends of the Earth Europe, la Commissione si è eccessivamente entusiasmata per l'idrogeno proposto dall'industria dei combustibili fossili. Se da una parte è vero che l'idrogeno rinnovabile è un'opzione accettabile, dall'altra parte l'UE ha lasciato la porta aperta all'idrogeno fossile attraverso l'alleanza. Un inutile salvagente verso un'industria che altrimenti fallirebbe.

Il documento approvato dalla Commissione delinea l'aumento della produzione di idrogeno, concedendo molti finanziamenti. Definisce poi "idrogeno pulito" come l'idrogeno prodotto da elettricità rinnovabile, ma non esclude il supporto dell'idrogeno prodotto da combustibili fossili, utilizzando la tecnologia di cattura del carbonio (vedi La ricetta della Shell contro il cambiamento climatico e CO2 sotto terra).

Con questa indeterminazione, la Commissione si è pilatescamente lavata le mani sulla definizione tecnica di come l'idrogeno debba essere ricavato, lasciando sulle spalle dei deputati europei, e dei ministri per l'energia, organi con competenze molto minori, la patata bollente di sfavorire l'industria dei fossili e i suoi potenti lobbisti.

Friends of the Earth Europe chiede all'UE di escludere esplicitamente l'idrogeno basato sui combustibili fossili dal ricevere il sostegno dell'UE e di garantire che le decisioni sulla politica e sui finanziamenti in materia di idrogeno siano completamente indipendenti e informate dalla scienza.