Come tornare a far mangiare l'umanità senza mangiarci il pianeta? Secondo uno studio, gli investimenti 'verdi', oltre a impattare di meno, rendono di più in termini di ripresa.

L'aria è più pulita (vedi Coronavirus: la Cina si sta disinquinando), i mari più limpidi. La natura è tornata nelle nostre strade

(con effetti non sempre piacevoli, vedi Notizie false sui selvatici in tempo di coronavirus) e le persone si stanno svegliando al canto degli uccelli nelle città mentre il rombo del traffico si attenua (vedi Ascolta, si fa COVID). L'Everest è di nuovo visibile da Kathmandu, dopo decenni in cui è rimasto avvolto nell'inquinamento. Le emissioni di gas a effetto serra sono scese ai livelli visti l'ultima volta nel 2006.

Le emissioni giornaliere di gas a effetto serra sono diminuite di almeno un quarto in molti paesi durante il lockdown (vedi Covid-19 e clima), e all'inizio di aprile sono diminuite del 17% rispetto allo scorso anno. Allo stesso tempo, l'economia globale è precipitata del 6% e metà della forza lavoro globale ora affronta la perdita del proprio sostentamento, secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro.

I cieli sereni portano poco sollievo alla fame. e il canto degli uccelli potrebbe sollevare il cuore, ma non è in grado di pagare l'affitto. Una stuazione unica e inedita: ci siamo resi conto sia della necessità di dare una ripulita al nostro pianeta, che del fatto che abbiamo comunue bisogno dell'economia che lo sta devastando.

Far tornare le persone al lavoro comporterà un rapido aumento delle emissioni di carbonio, come è accaduto dopo la crisi finanziaria del 2008, a meno che i governi non intraprendano azioni forti. Le emissioni stanno già aumentando. Per gli ambientalisti, tutto tornerà come prima, con la noiosa necessità di spiegare ancora una volta perché ha senso economicamente salvare il pianeta. Ma sul pianet pende la spada di Damocle della più grande depressione da secoli. Le persone stanno perdendo il lavoro e le case, e a loro non restano che le promesse dei politici. Difficile che siano particolarmente preoccupate per il clima.

Ma è proprio necessario tornare a inquinare come dei pazzi, subito dopo la riapertura dell'economia? Secondo una ricerca, parrebbe proprio di no. Orientando gli investimenti verso una ripresa verde, si potrebbe produrre rendimenti più elevati sulla spesa pubblica, e creare più posti di lavoro sia a breve che a lungo termine, rispetto all'alternativa di stimolo nell'economia dei combustibili fossili.

I risultati provengono da uno studio sul potenziale di una ripresa verde, un'indagine condotta da ministri delle finanze e banchieri centrali, condotto dall'economista vincitore del premio Nobel Joseph Stiglitz, e da Lord Stern, ex capo economista della Banca mondiale, con importanti economisti dell'Università di Oxford.

Lo studio si basa sulle conseguenze della crisi finanziaria del 2008, dopo la quale la ripresa verde ebbe un parziale successo. Circa il 16% della spesa globale per lo stimolo fu verde, compresi i sussidi per le energie rinnovabili e il finanziamento della ricerca e sviluppo e nuove tecnologie come i veicoli elettrici. Quella percentuale fu molto bassa, e infatti gli effetti delle politiche di stimolo fossili furono subito evidenti: le emissioni di carbonio, diminuite dell'1,4% durante la crisi, rimbalzarono di quasi il 6% nel 2010.

Ma lo stimolo verde diede i suoi frutti. L'energia rinnovabile si ampliò e il costo dell'energia eolica e solare diminuì molto più rapidamente del previsto, al punto in cui entrambe le forme di energia sono ora competitive con la generazione di combustibili fossili, senza la necessità di sussidi.

Visto che questo è stato possibile solo col 16% della spesa, cosa si potrebbe fare se le proporzioni fossero invertite? Siamo molto più preparati a creare posti di lavoro ecologici ora, secondo lo studio di Oxford. I progetti, dalle case coibentate alle piste ciclabili allargate, abbondano. I punti di ricarica per veicoli elettrici sono necessari in tutto il mondo e il rallentamento del trasporto pubblico potrebbe essere utilizzato per migliorare le reti ferroviarie.

Le case automobilistiche, con incentivi governativi, potrebbero accelerare il passaggio dai motori fossili a quelli elettrici. Il settore delle energie rinnovabili ha registrato progressi nell'ultimo decennio, rendendo praticabile l'installazione di impianti solari domestici a basso costo e parchi eolici offshore. Tutti questi sono ad alta intensità di manodopera e fornirebbero rendimenti elevati sul denaro dei contribuenti.

Ci sono industrie che potrebbero svilupparsi con una spinta del governo. Fatih Birol, il direttore esecutivo dell'Agenzia internazionale dell'energia, indica l'idrogeno e le batterie come due aree principali "ora pronte per il grande salto". L'idrogeno, sotto forma di ammoniaca, sarà la chiave per la decarbonizzazione del trasporto marittimo, ma l'adozione è oggi lenta a causa della mancanza di investimenti.