I rilevatori amatoriali dell'inquinamento atmosferico, utilizzati da gruppi organizzati di nerd e ambientalisti statunitensi, stanno mappando il fumo degli incendi degli USA occidentali.

Utilizzando migliaia di sensori PurpleAir, una comunità di appassionati di tecnologia e residenti attenti alla salute sta catturando un ritratto in tempo reale di una crisi ambientale. I sensori PurpleAir sono disponibili a circa 250 dollari (213 euro). Sono piccoli rilevatori dell'inquinamento atmosferico dotati di WiFi, che permettono di monitorare l'indice di qualità dell'aria, così come i livelli di particolato in tempo real.

Rispetto alle letture delle macchine ufficiali, i PurpleAir sono meno precisi, ma danno un'immagine più chiara dell'inquinamento nel luogo esatto in cui sono installati, e permettono all'utente di fare scelte spicciole, come lavare l'auto o portare il cane a fare una passeggiata. Da lì, a creare una mappa pubblica gratuita dei sensori PurpleAir di tutto il mondo, il passo è breve.

Un servizio capillare, autogestito e democratico, che salta a piè pari l'ufficialità e la burocrazia delle misurazioni delle autorità sanitarie. E oggi, mentre catastrofici incendi in California, Oregon e Washington distruggono milioni di ettari, decimano comunità e reclamano il tributo di numerose vite umane, questa rete di macchinette si sta rivelando estremamente utile per monitorare il fumo generato.

Il 13 settembre, la qualità dell'aria a Portland è stata classificata come la peggiore al mondo per il quarto giorno consecutivo e l'inquinamento in California non è molto migliore. Il traffico web sulla mappa online di PurpleAir è aumentato del 1000% dalla media, con circa 500.000 visite giornaliere dalla sola California. Anche le vendite dei dispositivi sono aumentate.

Anche l'EPA (Environmental Protection Agency, l'agenzia per la protezione dell'ambiente) gestisce una mappa pubblica della qualità dell'aria chiamata AirNow, che è alimentata da una rete di sensori che misurano direttamente un'ampia gamma di inquinanti atmosferici, con una precisione molto maggiore. Ma la sua copertura non è così diffusa in molte aree, né si aggiorna frequentemente come PurpleAir. Un dato di fatto che è diventato ufficiale, quando il servizio forestale degli Stati Uniti ha lanciato una nuova mappa del fumo che combina i dati del governo con le letture dei sensori PurpleAir.

L'idea di mettere in rete dei sensori a basso costo, posseduti e gestiti da privati, si sta rivelando dirompente. Un numero consistente di nerd autodidatti ha convinto schiere di popolazione meno dotata tecnicamente, e li ha formati nell'utilizzo di questi strumenti.

È un gruppo molto affiatato e mutuale, che prevede vari livelli di utilizzo, da quello più semplice e didascalico, fino a veri e propri sistemi hacker che comprendono cose come saldare cavi aggiuntivi, modificare i circuiti stampati, flashare le eprom e collegare i sensori a computer e dispositivi domestici intelligenti. L'azienda incoraggia questo tipo di comportamenti, cosa piuttosto insolita per l'industria tecnologica, e a volte fornisce assistenza agli hack.

È una specie di rete radioamatoriale del 21° secolo, dicono i suoi membri. Come gli antichi radioamatori a onde corte, che ancor oggi suppliscono alle linee ufficiali di comunicazione di emergenza in caso di calamità, i proprietari di PurpleAir sono a disposizione in caso di disastro, fornendo dati che tutti possono vedere. C'è una discreta quantità di sovrapposizione tra i due mondi: diversi tracker della qualità dell'aria sono anche radioamatori.

I nerd fanno davvero cose strane. Ma non tutti hanno una mentalità tecnica. Molti, se non la maggior parte, acquistano i sensori perché sono preoccupati per ciò che respirano, non perché si divertono a giocherellare con i circuiti. Diversi membri trovano bello che i dispositivi siano semplici da configurare.

PurpleAir non è l'unico tra i sensori della qualità dell'aria di tipo commerciale. Plume Labs, Aclima e Temtop realizzano prodotti simili. I dati generati da questi dispositivi possono aiutare a informare le decisioni del governo su dove posizionare rifugi per aria pulita o come notificare a determinate comunità di rimanere in casa.

Purtroppo, la diffusione casuale non è equamente distribuita: vi sono zone poco coperte, come la Central Valley della California, dove i tassi di asma sono tra i più alti negli Stati Uniti, e altre, abitate da nerd ricchi, che sono costellate di apparecchi, come il paradiso tecnologico della Bay Area di San Francisco.

Le zone più ricche e bianche sono piene di sensori d'aria, mentre le comunità più povere e di colore ne sono sostanzialmente sprovviste. Questo è un problema di giustizia ambientale. La tecnologia può migliorare il buon processo decisionale, ma solo se è distribuita in tutte le parti della popolazione. Qui dovrebbe intervenire lo Stato, ma negli USA questa prassi è poco amata e poco utilizzata.