Usare le patate per combattere il cambiamento climatico. McCain, azienda simbolo del cibo-spazzatura, si impegna a favore dell'agricoltura rigenerativa in tutte le aziende agricole entro il 2030. Greenwashing, o qualcosa sta cambiando?

Il più grande produttore del Regno Unito di prodotti a base di patate surgelate, McCain, si è impegnato il 7 giugno a garantire che ogni patata coltivata nei suoi 150.000 ettari in tutto il mondo venga prodotta utilizzando pratiche agricole rigenerative entro il 2030.

L'impegno è stato svelato nell'ambito dell'ultimo report di sostenibilità dell'azienda. McCain vuole solo patate coltivate in modo da proteggere la salute e la qualità del suolo, utilizzando al tempo stesso processi naturali per prevenire le malattie delle piante e migliorare la resilienza delle colture contro gli eventi meteorologici severi indotti dal clima.

Consentendo al suolo di riprendersi e alle diverse colture di crescere, gli appezzamenti rigenerativi sequestrano anche il carbonio. Dato che il settore agroalimentare rappresenta più di un quinto delle emissioni globali annuali, consentire il recupero del suolo e la crescita di colture diverse e il sequestro del carbonio è un meccanismo chiave nella missione per raggiungere lo zero netto.

Si stima che un quarto delle emissioni di carbonio prodotte dall'uomo provenga dalla produzione di cibo, e coltivare più cibo per sfamare più persone, non farà che intensificare il problema. Occorre trasformare il modo in cui coltiviamo il cibo, o l'intero sistema rischia di subire danni irreparabili. Queste sono le parole dell'azienda.

McCain ha rivelato che le emissioni assolute di carbonio sono state ridotte del 6% lo scorso anno, insieme a una diminuzione del 5% nell'uso dell'acqua nelle regioni con stress idrico e un aumento del 5% nell'uso di elettricità rinnovabile. L'azienda si è impegnata a passare al 100% di rinnovabili entro il 2030.

Altri obiettivi includono l'invio di zero rifiuti in discarica, la rimozione dell'olio di palma da tutti i prodotti a marchio, la realizzazione di tutti gli imballaggi riciclabili, riutilizzabili o compostabili e la donazione di 200 milioni di pasti alle banche alimentari globali, il tutto entro il 2025.

McCain finanzierà con 25 milioni di sterline (29 milioni di euro) un programma di fidelizzazione (!) pluriennale che premia gli agricoltori per una coltivazione più sostenibile, un fondo per nuove infrastrutture e tecnologie, e nuovi contratti per garantire prezzi contrattuali equi e sostenibili per i coltivatori. Un meccanismo di premio, o nuove catene per legare gli agricoltori al marchio?

La società sta anche lavorando con McDonald's su un "Sustainable MacFries Fund" per aiutare i coltivatori di patate a utilizzare nuove tecniche e tecnologie che miglioreranno la qualità del suolo e la gestione dell'acqua.

Ci si chiede: ma perché questi colossi del cibo-spazzatura si rivolgono proprio all'agricoltura rigenerativa, e non, per esempio, a quella biologica, che ha già in sé le caratteristiche della rigenerazione della sostanza organica nel terreno?

La risposta è semplice: l'agricoltura biologica, come quella biodinamica, sono regolamentate e certificate, quella rigenerativa, ancora no.

È facile scrivere su un' etichetta "queste patate hanno aiutato a fermare il cambiamento climatico," in assenza di precisi impegni, controlli e analisi su terreni e prodotti. Più difficile sarebbe se ci fossero regole precise a tutela della dicitura 'agricoltura rigenerativa'.

Se e quando questa certificazione dovesse arrivare, siamo sicuri che vedremmo l'entusiasmo dei colossi del junk-food sciogliersi istantaneamente. Le armi del greenwashing sono infinite, e per un'etichetta che viene normata, cento ne nascono per sostituirla.