Un'iniziativa di due ONLUS per limitare gli allevamenti intensivi, responsabili, oltre che di maltrattamenti per lavoratori e animali, anche di peggiorare il cambiamento climatico.

Secondo un nuovo rapporto pubblicato da Food & Water Action Europe e Friends of the Earth Europe, la produzione di carne di allevamento industriale nell'UE è in aumento e sta mettendo a rischio il clima e la salute umana.

Un aumento della produzione industriale di carne nell'Unione europea è stato accompagnato da un rapido calo del numero di piccole aziende agricole. Ciò ha determinato un pericoloso aumento degli "allevamenti intensivi", caratterizzati da un gran numero di animali confinati in spazi affollati.

Il rapporto denuncia fra l'altro le condizioni di lavoro negli allevamenti intensivi e nei macelli, che mettono in pericolo i lavoratori e aumentano la diffusione di malattie tra cui COVID-19.

Sempre secondo il rapporto, la produzione mondiale di semi di soia per l'alimentazione animale e la conseguente deforestazione stanno aggravando la crisi climatica, costituendo circa il 7% di tutte le emissioni di gas serra originate dall'attività umana.

Ma i problemi non si fermano qui: il settore europeo della carne è dominato da poche grandi società che stanno aumentando di dimensioni attraverso fusioni e acquisizioni. L'integrazione verticale minaccia l'esistenza dei piccoli agricoltori, abbassa i prezzi per i produttori e lascia tutti i profitti all'agrobusiness.

Dal punto di vista sanitario, la situazione non è meno grave: la somministrazione di routine di antibiotici agli animali da allevamento intensivo aumenta il rischio che batteri resistenti agli antibiotici finiscano nella carne.

Dal punto di vista ambientale, il letame proveniente dall'allevamento del bestiame contribuisce gravemente all'inquinamento atmosferico (in particolare attraverso le emissioni di ammoniaca) e all'inquinamento dell'acqua (tramite le emissioni di nitrati). Entrambi i problemi rappresentano un grave rischio per la salute delle persone che vivono vicino agli allevamenti intensivi.

David Sánchez Carpio, attivista di Food & Water Action Europe, ha dichiarato: "L'ascesa dell'allevamento industriale in Europa è il risultato di scelte politiche sbagliate. La Commissione europea dovrebbe utilizzare la strategia Farm to Fork per spostare questa tendenza, vietare gli allevamenti intensivi in Europa e sostenere una giusta transizione verso un settore zootecnico socialmente e rispettoso dell'ambiente."

La strategia Farm to Fork della Commissione europea si impegna a ridurre l'impatto ambientale e climatico della produzione animale. Un impegno a parole, visto che non vengono suggerite azioni concrete per affrontare le cause profonde del problema.

Stanka Becheva, attivista per l'alimentazione e l'agricoltura di Friends of the Earth Europe, ha dichiarato: "L'allevamento intensivo degli animali è in aumento in Europa e ha già avuto impatti devastanti sulla natura, sull'agricoltura contadina, sulla nostra salute e sulle aree rurali. La crisi del COVID-19 ha ha dimostrato la fragilità e la disumanità del sistema che rende possibile la carne a buon mercato, dipende da condizioni non etiche e inique per i lavoratori. Abbiamo bisogno di un'azione urgente da parte dei responsabili politici dell'UE e nazionali per cambiare la situazione."

Friends of the Earth Europe e Food & Water Action Europe chiedono alla Commissione europea di legiferare in maniera chiara e concreta per fermare la costruzione di nuovi allevamenti intensivi ed eliminare gradualmente quelli esistenti entro il 2040, per sviluppare un fondo di transizione per i lavoratori negli allevamenti intensivi e nell'industria della carne per passare a lavori più sostenibili, per sostenere i piccoli produttori di bestiame sostenibili e gli impianti di lavorazione della carne decentralizzati che contribuiscono allo sviluppo rurale.