Alcune ONG avvertono sul rischio di esposizione 'infinita' a sostanze chimiche pericolose contenute in materiali indefinitamente riciclati. L'economia circolare necessita anche di un supplemento di accortezza.

ClientEarth e EEB, due organizzazioni ambientaliste, hanno raccomandazioni per i politici a riguardo delle sostanze chimiche pericolose nei processi di riciclo.

I politici devono fare di più per limitare le sostanze chimiche pericolose che entrano nel ciclo dei materiali. Il quadro giuridico in materia sostanze pericolose deve essere sensibilmente modificato per evitare di esporre perennemente le persone e l'ambiente a sostanze tossiche continuamente riciclate.

Nel loro rapporto, ClientEarth ed European Environmental Bureau (EEB) sostengono che la legislazione non riesce a garantire una corretta informazione sulle sostanze chimiche pericolose in grado di accompagnare i materiali lungo l'intero ciclo di produzione/utilizzo e i potenziali cicli di vita successivi.

"Questa mancanza pone gli operatori economici in una situazione in cui è più costoso soddisfare i requisiti legali a tutela della salute umana e l'ambiente quando si usa materiali riciclati e recuperati rispetto a quelli vergini", dice il rapporto.

Nel suo piano d'azione sull'economia circolare, l'UE ha fissato come priorità la transizione verso appunto un modello industriale in cui le merci vengono utilizzate, riciclate e riutilizzate continuamente. Eppure, permettere sostanze chimiche pericolose in un tale modello significa "esporre indefinitamente persone e ambiente a sostanze tossiche, perpetuando gli errori del passato", dice l'avvocato di ClientEarth Alice Bernard.

Il rapporto analizza i vantaggi e le carenze della legge UE sulle sostanze chimiche, i prodotti e i rifiuti, con le raccomandazioni per migliorare il quadro giuridico per favorire effettivamente la circolarità dei materiali, non solo a chiacchiere.

Limitare sostanze chimiche pericolose che entrano nel ciclo dei materiali, in primo luogo "faciliterebbe il futuro uso dei materiali di recupero per le imprese e quindi l'economia circolare", sostiene il rapporto. Per questo, le ONG reclamano "la piena attuazione della normativa REACH e delle altre limitazioni all'uso di sostanze chimiche pericolose".

La relazione sollecita i politici a garantire alle aziende l'accesso a informazioni sufficienti sulla presenza e la concentrazione di sostanze chimiche pericolose nei prodotti e nei materiali recuperati dai rifiuti.

Essi devono assicurarsi che le leggi diano lo stesso grado di protezione a chi usa prodotti realizzati con materiali di recupero e a chi usa materiali nuovi. "Questo significa adeguata decontaminazione dei rifiuti prima di essere riciclati, e materiali sicuri al primo utilizzo."