I preparativi per il vertice di Glasgow sono ostacolati dalla mancanza di attenzione e dalle restrizioni ai viaggi dei delegati.

L'attenzione mediatica si sta allontanando dal riscaldamento globale, rischiando di far fallire la Conferenza delle Parti di Glasgow, probabilmente l'ultimo treno prima del disastro.

I colloqui delle Nazioni Unite sul clima di quest'anno sono i più importanti dopo l'accordo di Parigi del 2015, poiché il mondo è ora molto al di sotto degli obiettivi di Parigi e il vertice Cop26, previsto per Glasgow a novembre, è una delle ultime possibilità di rimettere le nazioni sulla buona strada per evitare la catastrofe climatica.

Tra gli attivisti sta crescendo la preoccupazione che questi colloqui saranno devastati dall'epidemia di coronavirus, mentre i funzionari del governo scozzese stanno lavorando per trovare soluzioni al problema.

I colloqui si terranno nell'arco di due settimane a novembre, ma il frenetico giro di diplomazia globale richiesto per raggiungere un accordo è già in corso, purtroppo influenzato dallo scoppio del virus. I sostenitori della campagna temono che i preparativi siano ostacolati sia dalle restrizioni di viaggio sia dalle risorse che l'epidemia sta chiedendo ai governi.

L'Italia svolge un ruolo vitale nei colloqui di quest'anno in quanto il nostro paese è ufficialmente co-ospitante di Cop26 e alcuni pre-incontri chiave sono previsti qui. Come ben sappiamo, qui da noi il dibattito sul clima stenta a decollare.

La Cina, la principale fonte mondiale di emissioni di gas a effetto serra, è l'attore chiave nei colloqui sul clima. La sua assunzione o meno di nuovi e forti impegni sul carbonio contribuirà a determinare se la conferenza delle parti n.26 avrà successo, visto che gli USA del biondo platinato si sono chiamati vigliaccamente fuori dalla contesa.

Ma in Cina il clima, in questo momento, non è probabilmente al centro delle priorità.

Perché i colloqui di Cop26 abbiano successo occorrerebbe molto più slancio, e le trattative delle diplomazie dovrebbero essere molto più aggressive. Il coronavirus sta già avendo un impatto e se la situazione peggiorasse ancora, sarebbe praticamente impossibile parlare d'altro.

Detto in altre parole, se il coronavirus dovesse diventare una pandemia su vasta scala, tenere una Cop tradizionale potrebbe diventare rapidamente impossibile.

Normalmente, in questa fase, prima dei colloqui sul clima, funzionari e politici della nazione ospitante avrebbero convocato riunioni nei paesi chiave.

Sono comunque previste alcune riunioni preparatorie: per esempio, una riunione chiave a Bonn, in Germania, all'inizio di giugno e alcune riunioni bilaterali tra Regno Unito, UE e altri attori chiave. Tutte queste potrebbero fallire.

Tuttavia, sarebbe possibile scongiurare questi effetti psicologici usando le videoconferenze e altre tecnologie moderne di comunicazione. Queste avrebbero il vantaggio di ridurre le emissioni di gas a effetto serra dei viaggi. Un vantaggio non intenzionale, ma con effetti positivi per l'immagine della Cop26.

Il vertice è ancora tra molti mesi, e i funzionari partecipano finora a tutti gli impegni previsti. La commissione europea ha affermato che "per il momento" non ha avuto alcun impatto significativo sui preparativi di Cop26 e i contatti sono mantenuti "a vari livelli tramite videoconferenza."