Rischi per il riciclo in Unione Europea, dovuti a carenza di investimenti, perdita permanente di mercati, attenuazione del focus sull'economia circolare, problemi logistici.

L'industria circolare europea è preoccupata. Volumi limitati nei sistemi di raccolta, interruzioni logistiche, potenziali perdite a lungo termine della domanda a valle in settori extra-imballaggio, clienti che abbandonano pratiche virtuose e riduzione degli investimenti necessari a lungo termine.

Le preoccupazioni sull'impatto a lungo termine dell'epidemia di coronavirus sui principali mercati europei del riciclo sono aumentate drasticamente questa settimana dopo l'adozione di ulteriori misure di contenimento in tutto il continente.

Le aziende sono particolarmente preoccupate per i volumi limitati che entrano nei sistemi di raccolta, interruzioni logistiche, potenziali perdite a lungo termine della domanda a valle in settori extra-imballaggio, clienti che abbandonano pratiche virtuose e riduzione degli investimenti necessari a lungo termine.

Alla fine della scorsa settimana, le preoccupazioni nel settore del riciclo erano limitate solo all'impatto sui prezzi dei materiali vergini, con cui il riciclato è in naturale concorrenza, e alle relazioni individuali con i clienti in paesi come l'Italia (vedi Il Coronavirus nel mondo dei rifiuti).

Nel frattempo, i mercati del riciclo hanno cercato di proseguire la loro attività in regime di 'business as usual', anche se con qualche cautela da parte dei clienti. Questo, tuttavia, sta iniziando a cambiare.

Ci sono preoccupazioni per la carenza di personale mentre la pandemia cresce, e la liquidità dei piccoli riciclatori chiusi per lunghi periodi di tempo.

Di ancor maggiore preoccupazione è l'impatto sulla logistica. Ora che diversi paesi in Europa hanno chiuso i loro confini e limitata la circolazione di merci e persone, scambiare materiali per i riciclatori sta già dimostrando un problema. Confini chiusi, controlli sulle temperature dei conducenti alle frontiere, scarsa assistenza stradale e disponibilità di carburanti sono i problemi più comuni.

I problemi logistici stanno già spingendo alcune aziende a creare scorte per gestire eventuali interruzioni. Altri, al contrario, hanno bloccato gli ordini e rischiano in ogni momento la chiusura dell'attività. La continua incertezza sulla eterogeneità di risposte dei governi europei al coronavirus è la causa principale di queste decisioni bipolari.

Anche l'impatto a lungo termine sulle decisioni di investimento rimane incerto. Gli investimenti nel riciclo meccanico e chimico sono fondamentali se l'industria vuole raggiungere gli ambiziosi obiettivi legislativi e di filiera. Vi è attualmente una grave carenza di materiale per uso alimentare in tutti i polimeri riciclati, sia dal lato della raccolta che da quello del ritrattamento.

Dal lato degli investimenti, la situazione si somma ai problemi tipici di un settore ad alto tasso di tecnologia. Sono necessarie nuove tecnologie, nuovi metodi di raccolta, la crescita del riciclo di sostanze chimiche e una maggiore capacità di ritrattamento per raggiungere gli obiettivi del 2025.

Invece, la prospettiva economica più debole ci fa assistere a una limitazione degli investimenti, in particolare in settori popolati da piccole e medie aziende.

La recessione del 2008 aveva provocato più di un decennio di investimenti insufficienti nei sistemi di raccolta da parte delle autorità locali a causa delle diffuse misure di austerità in tutta Europa. E oggi, grazie alle severe misure di distanziamento sociale (beninteso, necessarie per contenere la pandemia) la recessione sembra sempre più probabile.

Sul versante materie prime, il coronavirus ha avuto un impatto notevole sui prodotti petrolchimici, mettendo in crisi le filiere mondiali, modificando i modelli di domanda dei consumatori e provocando ampie oscillazioni nei mercati. Allo stesso tempo, il greggio è precipitato sulla scia della guerra dei prezzi in corso tra Arabia Saudita e Russia, cosa che si riscontra anche nei mercati delle materie plastiche vergini in Europa. E quest'ultima cosa crea molte difficoltà al settore della plastica riciclata.

Le fonti di polietilene tereftalato (R-PET), la plastica più ampiamente riciclata in Europa, stanno già mostrando un cambiamento nel comportamento dei consumatori, in particolare riguardo alle abitudini di acquisto e, soprattutto, alle abitudini di riciclo.

Le persone acquistano acqua in bottiglia e non riportano i contenitori usati, li immagazzinano. La domanda di PET vergine è già aumentata in modo significativo a marzo, in coincidenza con il panico dei consumatori nel comprare cibo e altre necessità, nel caso specifico acqua.

Da un lato, a febbraio e marzo si riscontra ogni anno un minore consumo di bevande in bottiglia. Dall'altro lato, è aumentato notevolmente l'immagazzinamento di bottiglie a casa, e alcuni sono passati al vetro.

Non abbiamo ancora dati sui Paesi che adottano il vuoto a rendere, come la Germania, che ha uno dei sistemi di restituzione della cauzione (deposit return scheme - DRS) più affermati in Europa, tramite distributori automatici in luoghi come i supermercati. I consorzi tedeschi sono in attesa di valutare l'impatto del distanziamento sociale e dell'isolamento sul mercato del riciclo.

È probabile che ciò influisca anche sulle tendenze stagionali associate al consumo di bevande in bottiglia. Se il distanziamento sociale sarà ancora in vigore durante l'estate, come probabile, perdurerebbe la minore disponibilità di R-PET (PET da riciclo). Alcuni sostengono che il coronavirus potrebbe indurre più persone a rivolgersi all'acqua del rubinetto (cosa non priva di una certa logica e opportunità).

Una tendenza analoga è prevista in altri settori chiave dei polimeri riciclati come il polietilene riciclato (R-PE) e il polipropilene riciclato (R-PP).

È probabile che l'aspetto più problematico legato al R-PO (poliolefine riciclate) sia dovuto alla domanda, cioè agli usi finali. I mercati chiave per l'uso finale di R-PO sono l'industria automobilistica, l'edilizia, i sacchi per rifiuti, i mobili per esterni e gli imballaggi. La domanda automobilistica è già fortemente diminuita a causa dell'epidemia ed è probabile che diminuisca ulteriormente dopo le chiusure temporanee dei produttori automobilistici in Europa.

L'industria delle costruzioni è più protetta da qualsiasi impatto sulla produzione diretta causato dal coronavirus, ma è probabile che sia pesantemente colpita da una recessione economica. Nel frattempo, anche la domanda di mobili da esterno rischia di soffrire a causa delle misure di isolamento.

Al contrario, la domanda di imballaggi dovrebbe salire vertiginosamente. Ci si aspetta che gli acquirenti prediligano alimenti avvolti in plastica per motivi di igiene e per l'uso diffuso delle poliolefine nei prodotti per la pulizia e negli imballaggi.

Tuttavia, la misura in cui ciò andrà a beneficio dell'industria del riciclo rimane poco chiara. Diverse fonti suggeriscono che la pandemia si concentrerà su obiettivi di sostenibilità a breve termine. Ci si aspetta cioè che, in condizioni di emergenza, l'industria si rivolga alle materie prime vergini, che potrebbero essere più facilmente disponibili, oltre che tradizionalmente meno costose.

Per il momento, la maggior parte dell'industria europea del riciclo continua a operare come al solito, ma le conseguenze possono essere avvertite per molti anni a venire.