In risposta ai gretti negazionisti alla Trump, ambientalisti e climatologi stanno abbandonando la comunicazione compassata e prudente tipica degli ambienti scientifici, per abbracciare uno stile più aggressivo, dove le prove lasciano lo spazio alle previsioni.

In un ambiente politico polarizzato, le argomentazioni serie non sono né utili, né apprezzate. Prepariamoci a un futuro fatto di slogan volgari e superficiali, provenienti anche dalla parte giusta.

Con l'inverno, come un orologio, sono arrivate le ondate di gelo e cattivo tempo, utilizzate dai negazionisti climatici per ridicolizzare le teorie sul riscaldamento globale. Uno di quelli che non perdono occasione per dare aria alla bocca, anzi al tastierino dello smartphone, è Trump, che ultimamente ha twittato: "Non sarebbe male avere un po' del buon vecchio riscaldamento globale in questo momento!"

Per tutta risposta, in estate, quando le ondate di calore bruciano le città o le forti piogge inondano le coste, sempre più spesso climatologi e ambientalisti ne approfittano per sottolineare le connessioni col riscaldamento globale, sperando in questo modo di sensibilizzare le persone sui cambiamenti climatici.

È così che si combatte la meteo-guerra. È un dibattito che negli USA ha una forte presa, mentre qui in Europa è spesso relegato in fondo all'agenda e all'attenzione delle persone, sovrastato da argomenti meno importanti ma più impattanti sull'opinione pubblica, come l'immigrazione, il terrorismo islamico o la bio-etica.

Le fazioni si irrigidiscono sempre di più tra sostenitori e oppositori dell'azione per il clima, ed entrambi usano le condizioni meteorologiche estreme come arma per cercare di portare la gente dalla loro parte. Il clima, dopo tutto, è uno degli argomenti di conversazione preferiti dalle persone, una base di chiacchiere e di esperienze condivise.

Ma, come dimostrano le parole di Trump, è anche un argomento che può essere facilmente abusato. Questo comportamento inizialmente irritava non poco gli scienziati, che per loro natura cercano di spostare l'attenzione dalle fluttuazioni meteorologiche a breve termine, intrinsecamente non misurabili, verso i cambiamenti climatici a lungo termine, che invece hanno la possibilità di essere letti scientificamente.

Ma è durato poco. Oggi, la maggior parte degli uomini di scienza, e soprattutto i militanti del clima, sono propensi ad approfittare di condizioni psico-sociali favorevoli: "Gli eventi meteo disastrosi e, soprattutto, le temperature estreme sono il modo in cui la maggior parte delle persone sperimenterà il cambiamento climatico," afferma Susan Joy Hassol, direttrice della no-profit Climate Communication. "Nessuno riesce a verificare il cambiamento della temperatura media. Ciò che si sperimenta in modo tangibile sono i cambiamenti estremi del meteo."

Questo fatto costituisce un cruccio per climatologi e divulgatori scientifici: la scienza del clima è spesso complessa e astratta. A livello di pancia, può essere difficile comprendere un grafico che mostra le temperature globali che si accavallano nel tempo, o statistiche che mostrano che, in media, i giorni da 40 gradi o gli acquazzoni torrenziali stanno diventando più frequenti.

Invece, un evento meteorologico insolito, come una brutale ondata di caldo o una forte tempesta, è più viscerale. Esperimenti di laboratorio hanno scoperto che le convinzioni delle persone sul riscaldamento globale possono essere influenzate dal loro ambiente immediato. Se si mette qualcuno in una stanza calda, sarà più propenso a concordare che il pianeta si sta scaldando. Le persone assetate diventano più allarmate dalle previsioni di siccità.

Gli psicologi suggericono che queste esperienze viscerali rendono più facile per il nostro cervello immaginare gli stati futuri del mondo, e quindi farli sembrare più probabili. Una giornata eccezionalmente calda o fredda può svolgere lo stesso ruolo. Sarebbe un peccato non approfittare di queste condizioni di debolezza. E chissenefrega della verità e dell'approccio scientifico!

Nel 2005, dopo che l'uragano Katrina aveva devastato New Orleans, molti ricercatori reagirono con cautela, dicendo che era difficile attribuire un unico evento al riscaldamento globale. Alcuni fecero notare magari che l'aumento delle temperature oceaniche avrebbe potuto rendere gli uragani più distruttivi, in media, in futuro. Ma anche questo argomento non era affermato con convinzione.

Scienziati e ambientalisti hanno provato varie tattiche per mantenere la loro attendibilità nonostante l'ammuina dei negazionisti. Cercano di far notare che i giorni caldi record stanno diventando molto più frequenti dei giorni freddi record, e che nessuno si aspetta che il riscaldamento globale elimini completamente la neve. O ribadire che gli alti e bassi del clima quotidiano non sono la stessa cosa di più ampi cambiamenti a lungo termine nel clima terrestre, e che un singolo giorno freddo non può smentire il riscaldamento globale più di quanto non lo provi un singolo giorno caldo. Tuttavia, un osservatore casuale potrebbe essere disorientato.

Nel corso del tempo, il sistema di comunicazione è quindi andato cambiando. Oggi, in meno di 15 anni, gli scienziati del clima si sono abituati a trasformare le fiammate del maltempo in momenti di apprendimento. In parte questo è dovuto al fatto che i modelli climatici sono migliorati, e gli scienziati sono ora in grado di dimostrare in modo più rigoroso come le crescenti emissioni di gas serra hanno reso le recenti ondate di calore o siccità più intense o più probabili.

Ma non è solo maggiore sicurezza: sono stati proprio gli scienziati, in risposta alle fanfaronate modello Trump, ad affinare le loro strategie di comunicazione, per spiegare come il riscaldamento globale stia rendendo più probabili alcuni eventi meteorologici gravi.

Si tratta evidentemente di una strategia pericolosa, un'arma a doppio taglio. I negazionisti del cambiamento climatico possono fare (e fanno) la stessa cosa. La possibilità di 'buttarla in caciara' è dietro l'angolo.

Marshall Shepherd, professore di scienze atmosferiche all'Università della Georgia, non è però convinto che i tweet del presidente riguardo al freddo siano così convincenti.

"In realtà, vedo i tweet di Trump come un'opportunità per discutere di scienza, in modo scientifico," ha detto. "Per il 9 o il 10 per cento della popolazione che disprezza la scienza del clima, le cose stanno come dice Trump, a prescindere da tutto. Ma molte persone sono curiose di sapere come il riscaldamento globale possa creare ondate di gelo."

In realtà tutto appare come un dialogo tra sordi, e ognuno sembra in grado di predicare solo a coloro che sono già dalla sua parte. Ci sono però alcuni segni che l'opinione sta cambiando. Sondaggi sempre più frequenti negli USA mostrano che la preoccupazione per il riscaldamento globale sta salendo. Certo, l'ondata di disastri meteorologici estremi nel 2018, dagli incendi boschivi agli uragani, ha aiutato. In Europa, le parole della ragazzina saccente svedese Greta Thunberg hanno avuto l'effetto di smuovere i giovani, che si stanno organizzando, apparentemente in autonomia, per protestare in modo massiccio proprio sul clima.

Per molto tempo, abbiamo visto il cambiamento climatico come una minaccia lontana, ma ora i nostri figli hanno compreso che abbiamo loro tolto l'unica cosa preziosa che avevano: il futuro. Stiamo assistendo a un grande movimento sulle persone che capiscono che il cambiamento climatico sta già accadendo.

La politica non può avere un ruolo fondamentale: la nascita della sommossa dei gilet gialli (vedi Casacche gialle contro Parigi), proprio a seguito di un provvedimento atto a contrastare il cambiamento climatico, mostra che i politici hanno le mani legate, e non sono in grado di prendere provvedimenti illuminati. In paesi fortemente polarizzati, come Gli USA e gran parte dei paesi UE, solo populisti e sovranisti hanno carta bianca, soprattutto quando mirano alla pancia dei rispettivi paesi. E gli argomenti ambientalisti non sono certo i più adatti a questo sporco gioco.

Forse è proprio in risposta a questo che abbiamo i climatologi infuriati, le ragazzine di buona famiglia saccenti, e i giovani in piazza. Aspettiamoci un periodo oscuro, in cui le argomentazioni non saranno pacate e fondate, ma urlate, rozze e grossolane. Probabilmente da entrambe le parti.