Scopriamo le batterie dei sommergibili: macchine costosissime, pesantissime e un grosso problema di smaltimento. L'industria militare ex-sovietica avrebbe trovato un metodo efficace di riciclo.

L'argento massicciamente presente negli elementi è fortemente inquinato dal piombo, che ne rende non economico il riciclo. Ma l'università NUST sta sperimentando un rimedio.

L'industria militare, a causa della naturale segretezza che avvolge i processi e i prodotti, ha storicamente goduto di un eccezionale riserbo sui processi produttivi, in particolare riguardo al riciclo dei materiali, in cui spesso e volentieri hanno sguazzato persone senza scrupoli, provocando danni colossali a persone e ambiente.

Basti ricordare l'uranio impoverito, materiale di scarto dell'industria nucleare, riutilizzato da quella bellica per la costruzione di ordigni senza le necessarie sicurezze a protezione degli operatori. Raramente escono allo scoperto notizie, se non in casi di scandali per morti sospette. Strumenti di morte, certo, che però hanno avuto la caratteristica di uccidere sia i nemici che gli amici.

Il caso del recupero dell'argento dalle batterie sottomarine potrebbe essere un'eccezione. I sommergibili militari sono alimentati da grandi batterie alcaline del peso di quasi 14 tonnellate. Sebbene tali batterie durino fino a 12 anni, gli scienziati di Mosca ritengono abbiano un futuro dopo il riciclo.

L'Università Nazionale della Scienza e della Tecnologia (NUST) in Russia ha sviluppato un metodo per recuperare l'argento dalle ingombranti batterie per applicazioni militari a fine vita. Il metallo prezioso può essere utilizzato per creare nuove batterie di alta qualità per sottomarini e aerei.

Gli scienziati russi affermano che le batterie "pesanti" contengono circa sette tonnellate di lastre d'argento puro. Nell'ultimo decennio, i produttori locali di batterie argento-zinco hanno iniziato ad aggiungere il 10-15% di piombo all'argento. "Questo riduce i costi e non influisce sulle prestazioni del prodotto, ma blocca quasi completamente il processo di riciclaggio successivo", sottolineano gli specialisti NUST.

L'università sta sperimentando un "metodo a cascata innovativo" per purificare l'argento dalle batterie contenenti piombo, che consentirebbe un uso secondario in grado di far risparmiare milioni di euro a pezzo.

I test sono stati condotti con successo nello stabilimento JSC Shchelkovo di recupero di metalli preziosi secondari. Qui, l'argento è stato fuso in un processo a due stadi, dopo il quale il piombo è stato rimosso e ne è uscito un prodotto commerciale al 99,99% di purezza in materie prime preziose, con contenuto di argento all'85%. Secondo le fonti universitarie, il prodotto puro ricavato risponderebbe a tutti gli standard stabiliti dall'ente statale militare.

Per implementare il nuovo processo, non sarebbe stato necessario installare attrezzature nuove nell'impianto, ad eccezione di un'unità di raffreddamento della fusione a basso costo e ad alta velocità.