Studi allarmanti ci confermano una drastica riduzione della popolazione degli insetti. Urge cambiare radicalmente il nostro stile di vita.

Agricoltura industriale, clima, pesticidi, specie invasive sono le cause più importanti della perdita degli insetti.

Pensiamo agli insetti per lo più come una seccatura. Non ci rendiamo conto che senza di loro siamo condannati.

Gli insetti costituiscono circa la metà di tutti gli organismi viventi conosciuti, giocano un ruolo chiave nell'impollinazione, nel ciclo dei nutrienti, nelle catene alimentari degli uccelli e in altri insettivori e sono uno dei pilastri dei nostri ecosistemi. Il servizio più pervasivo fornito dagli insetti, e forse il più sottovalutato, è il loro ruolo nello sviluppo e nel mantenimento della struttura del suolo e della fertilità.

Ma l'ampio uso di insetticidi, distruzione di habitat e cambiamenti climatici costituiscono severe minacce su di loro, e le loro popolazioni sono in netto calo. Un altro fattore che contribuisce al declino degli insetti è l'inquinamento luminoso.

La percezione sul calo del numero di insetti è piuttosto diffusa: molti di noi ricordano che un viaggio in auto era solito lasciare il nostro parabrezza intonacato di insetti morti. Ma ora alcuni studi parlano apertamente di riduzione della popolazione di insetti (vedi Tropici: crollano le popolazioni di insetti).

Uno studio recente ha rilevato che il numero di insetti nelle riserve naturali della Germania occidentale è diminuito di oltre il 76 per cento dal 1973 al 2000. La strategia dell'Unione europea in materia di biodiversità mira a fermare la perdita di biodiversità e servizi ecosistemici entro il 2020.

In questi giorni, un nuovo studio sui fattori determinanti del declino degli insetti dice che il principale motore del declino degli insetti è la perdita di habitat dovuta alla conversione all'agricoltura industriale di aree precedentemente vocate ad agricoltura naturale o selvatiche. Gli inquinanti agrochimici, le specie invasive e il cambiamento climatico sono ulteriori cause.

"Un ripensamento delle attuali pratiche agricole, in particolare una seria riduzione dell'uso di pesticidi e la sua sostituzione con pratiche più sostenibili ed ecologiche, è urgentemente necessario per rallentare o invertire le tendenze attuali, consentire il recupero di popolazioni di insetti in declino e salvaguardare i servizi vitali dell'ecosistema. Inoltre, è necessario applicare tecnologie efficaci di bonifica per pulire le acque inquinate sia in ambienti agricoli che urbani," afferma lo studio.

In tutto il mondo, oltre il 40% delle specie di insetti sono in declino e un terzo è in pericolo, secondo lo studio. Il tasso di estinzione è otto volte più veloce di quello di mammiferi, uccelli e rettili. La massa totale di insetti sta crollando del 2,5 per cento all'anno, secondo i migliori dati disponibili, suggerendo che potrebbero svanire entro un secolo.

Lepidotteri, imenotteri e scarabei stercorari (coleotteri) sono i taxa (gruppi di organismi) più colpiti; quattro taxa acquatici sono in pericolo e hanno già perso una grande proporzione di specie.

"Gli insetti del mondo stanno precipitando verso l'estinzione, minacciando un catastrofico collasso degli ecosistemi della natura", afferma Marieta Sakalian, esperta di biodiversità ambientale delle Nazioni Unite. "Abbiamo urgentemente bisogno di agire su molti fronti per arginare questo declino."

I ricercatori hanno esposto le loro conclusioni in termini insolitamente forti per un documento scientifico sottoposto a peer review: "Le tendenze [degli insetti] confermano che la sesta estinzione di massa (vedi La sesta estinzione di massa, ndr.) sta influenzando profondamente le forme di vita sul nostro pianeta [...] A meno che non cambiamo i nostri modi di produrre cibo nel giro di pochi decenni, gli insetti nel loro insieme percorreranno la via dell'estinzione [...] Le ripercussioni che avranno sugli ecosistemi del pianeta sono a dir poco catastrofiche."

Gli esperti delle Nazioni Unite dicono che la relazione fa riflettere al pari del recente rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (vedi Fermiamo il riscaldamento, o saranno guai), che ha sottolineato che abbiamo circa un decennio per cambiare il nostro stile di vita. I sistemi alimentari devono cambiare e misure correttive come la piantumazione di specie arboree indigene e la ricostruzione di paesaggi degradati devono avvenire su vasta scala.

L'impatto del cambiamento climatico su alcuni animali e piante e il fenomeno dei disallineamenti fenologici è in qualche misura sopportato, ma abbiamo poche informazioni sul destino degli insetti, il gruppo più diversificato di animali sulla Terra, in un clima che cambia. Uno studio del maggio 2018 conclude: "Per i vertebrati e le piante, il numero di specie che perde più della metà del loro raggio geografico entro il 2100 si dimezza se il riscaldamento si considera limitato a 1,5°C, rispetto alle perdite previste a 2°C. Ma per gli insetti, il numero è ridotto di due terzi."

Cosa dovrebbe fare il mondo? Forse il tempo è scaduto, ma val la pena di provarci. Occorre però cambiare radicalmente il nostro stile di vita. Dovrebbero essere piantate strisce di fiori e siepi, fornendo risorse di nidificazione degli insetti. Ma per far questo, i pesticidi non dovrebbero essere utilizzati. La diversità degli impollinatori dovrebbe essere ripristinata ricostituendo le aree seminaturali e naturali. Nel frattempo, dovrebbero essere allestite riserve di ripopolazione e allevamenti di insetti e farfalle.