Una schiavitù apparentemente difficile da affrontare ha in realtà una soluzione semplicissima: Cominciamo tutti a portare con noi posate adeguate.

Il National Geographic lancia una campagna per l'eliminazione della plastica che parte dalle nostre abitudini.

Le posate di plastica sono ovunque e la maggior parte possono essere utilizzate una sola volta. Miliardi di forchette, coltelli e cucchiai vengono gettati ogni anno. Ma come altri oggetti in plastica, come borse e bottiglie, le posate possono impiegare secoli per decomporsi naturalmente.

Il sito Ocean Conservancy elenca le posate come tra gli articoli "più letali" per le tartarughe marine, gli uccelli e i mammiferi e le alternative si sono rivelate particolarmente difficili da trovare, anche se non impossibili.

Esiste un modo così semplice e senza sforzo per ridurre l'uso della plastica usa-e-getta e di conseguenza ridurre al minimo l'inquinamento. Eppure, sembra l'uovo di Colombo. È questo l'agomento della nuova campagna del National Geographic.

Chi ha una minima coscienza ecologica lo fa da anni. Magari il ragionamento aveva ben poco a che fare con l'ambiente. Magari era dettato da problemi pratici. Per esempio, comprare il cibo in un supermercato o in una rosticceria costa molto meno che al ristorante. Ma le posate, non sono fornite. Quindi, portare la forchetta con sé potrebbe essere la soluzione. E si può consumare un frugale pasto sul luogo di lavoro, come ci si fosse riforniti al take-away.

Ridurre l'uso di materie plastiche usa e getta è un dovere assoluto. Se ci preoccupassimo anche solo un po' del futuro del pianeta, dovremmo tutti fare la nostra parte. Un passo alla volta. Preparare le proprie posate insieme alla schiscetta del pranzo è così semplice, ma quasi nessuno lo fa.
Sono quelle piccole cose che possiamo fare, che fanno la differenza. È un passo molto piccolo ma significativo per risolvere la crisi plastica. È così facile partecipare.

Inizialmente, le posate di plastica erano considerate riutilizzabili. Chris Witmore, professore di archeologia e classici alla Texas Tech University, ricorda sua nonna che lavava le sue stoviglie di plastica. Ma con il boom dell'economia postbellica, le abitudini frugali instillate dalla Grande Depressione e dalla storia agricola di gran parte del pianeta, svanirono.

"Dopo la metà del XX secolo la sovrabbondanza arriva a definire il modo in cui vive la maggioranza", afferma Whitmore. Ciò, dice, ha dato origine a una "cultura del gettare".

Ma il vero nemico dell'ambiente è il costo esageratamente basso della plastica. La convenienza ha davvero reso lo smaltimento parte della nostra vita di tutti i giorni.

La recente attenzione degli ambientalisti sui singoli articoli (borse, cannucce o altro) non basta: il settore deve essere affrontato in modo più olistico. L'attenzione ai singoli prodotti, sebbene sia importante, non sposterà l'ago nella misura di cui abbiamo bisogno.

Le posate fanno parte del più ampio gioco anti-plastica. Nel 2016 la Francia è stata la prima nazione a vietare le stoviglie di plastica. Persone in tutto il mondo stanno sperimentando alternative alla plastica che vanno dall'amido di patate alle foglie di areca alle posate commestibili a base di grano.

Le vendite di tali sostituti della plastica restano relativamente basse, spesso ostacolate da costi più elevati e vantaggi ambientali a volte discutibili. Le cosiddette opzioni di bioplastica, ad esempio, realizzate con materiali a base vegetale, possono richiedere condizioni specifiche per essere scomposte e anche impiegano energia e acqua per la produzione (vedi Magica bioplastica).