Un nuovo studio ha svelato il vasto impatto dell'umanità sugli oceani del mondo. La pesca commerciale, i cambiamenti climatici, il deflusso agricolo e altri fattori di stress causati dall'uomo hanno spazzato via quasi il 90% delle acque selvagge della Terra.

Ricercatori dell'Università della California a Santa Barbara e all'Università del Queensland, in Australia dimostrano l'esiguità raggiunta dalla natura selvaggia negli oceani terrestri.

Solo il 13% dei mari del mondo può essere classificato come veramente selvaggio, la maggior parte ovviamente lontano dalle costa, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology.

"Le aree marine che possono essere considerate incontaminate stanno diventando sempre più rare, poiché le flotte navali per pesca e trasporto espandono ogni giorno la loro portata in quasi tutti gli oceani del mondo e il deflusso dei sedimenti dell'attività umana soffoca molte aree costiere," ha affermato Kendall Jones, ricercatore presso l'Università di Queensland e autore principale dell'articolo, in un comunicato stampa.

In aggiunta, meno del 5% della natura selvaggia del mondo è protetta. "I miglioramenti nella tecnologia di navigazione significano che anche le aree più remote delle aree selvagge potrebbero essere minacciate in futuro, compresi i luoghi una volta coperti di ghiaccio che sono diventati ora accessibili a causa dei cambiamenti climatici," ha affermato Jones.

Per mappare queste aree, il team di ricerca ha utilizzato dati dettagliati disponibili per analizzare 19 fattori di stress umani sui mari, tra cui la navigazione industriale, il deflusso di sedimenti e diversi tipi di pesca.

Le aree meno colpite da questi fattori di stress sono state classificate come aree selvagge. Esse ammontano a 54 milioni di kilometri quadrati o al 13,2% dell'ambiente marino.

Lo studio mostra che la maggior parte delle zone selvagge marine si trova nell'Artico, nell'Antartico e nelle remote isole del Pacifico con basse popolazioni umane. Viceversa, nelle regioni costiere con attività umane intense, rimangono pochissime zone marine integre. Questi habitat costieri ospitano barriere coralline, saline e foreste di alghe.

I ricercatori sostengono che preservare le restanti zone selvagge dell'oceano è più urgente che mai, come abbiamo visto in Proteggere la natura, un altro modo per ridurre le emissioni.

"Sappiamo che queste aree marine selvagge stanno sparendo in modo catastrofico e che la loro protezione deve essere al centro di accordi ambientali multilaterali," ha affermato James Watson, professore presso l'Università del Queensland, direttore della Wildlife Conservation Society e autore senior del paper, nel comunicato stampa. "In caso contrario, probabilmente scomparirebbero entro 50 anni."