Altro che efficientamento di veicoli e case: le emissioni di carbonio potrebbero essere dimezzate evitando sprechi di cibo, vestiti ed elettronica. L'economia circolare è la strada maestra contro il cambiamento climatico.

Un importante rapporto ci sfida ad affrontare le opportunità meno ovvie ma significative che derivano dall'utilizzare meno e riutilizzare di più. Sovvertendo tutti gli schemi preconcetti.

Raggiungere gli obiettivi di Parigi potrebbe essere possibile solo evitando rifiuti da prodotti come cibo, abbigliamento ed elettronica. L'eccessivo sfruttamento di risorse è una delle principali fonti di emissioni, ampiamente trascurata nella risposta ai cambiamenti climatici.

La moda, le abitudini alimentari sprecone e la nostra brama di cellulari o gadget elettronici di ultima generazione generano sprechi enormi, che gli interventi dei governi dovrebbero affrontare.

A oggi, la politica climatica di tutte le nazioni implicate, specie in Unione Europea (in Italia, stendiamo un velo pietoso) si è concentrata sulle emissioni dei prodotti utilizzati, per esempio misure per ridurre l'inquinamento dei veicoli o il riscaldamento degli edifici, e ha evitato di rendere più efficienti i prodotti e le catene di approvvigionamento.

In un nuovo rapporto, il Centro per l'energia, i materiali e i prodotti industriali (Centre for Industrial Energy, Materials and Products - CIE-MAP), una collaborazione di quattro università britanniche, ha scoperto che un uso più attento delle risorse potrebbe ridurre le emissioni molto più di quanto la maggior parte delle politiche governative sul clima abbiano ottenuto negli ultimi anni.

Tra oggi e il 2032, gli esperti del CIE-MAP hanno stimato che l'efficienza delle risorse potrebbe comportare un risparmio di emissioni maggiore di sette volte rispetto al lancio del tanto sbandierato contatore intelligente, che vedrà ogni casa dotata di un misuratore che monitora l'esatto consumo di gas ed elettricità.

Queste misure potrebbero anche prevenire quasi il triplo delle emissioni rispetto all'incentivo di calore rinnovabile, che fornisce pagamenti in contanti a coloro che installano apparecchiature di generazione di calore rinnovabile.

Si tratta semplicemente di rendere la progettazione dei prodotti più efficiente e le catene di approvvigionamento meno dispendiose, nonché di ridurre la domanda di nuovi prodotti rendendoli più durevoli o incoraggiando il riutilizzo. Principi che devono essere applicati nella vita quotidiana delle persone.

Ne sono uscite raccomandazioni a usare le automobili per quattro anni in più rispetto ad adesso (ovvero ritardare l'acquisto di un'auto nuova di almeno quattro anni) e il non smaltimento di vestiti o articoli elettronici ancora adatti per il riutilizzo. Esattamente il contrario di quanto raccomandato da un certo ecologismo radical-chic (vedi la serie sugli Eco-fighetti su veramente.org), che spinge a cambiare elettrodomestici e mezzi di trasporto per acquistarne di più efficienti.

Per esempio, l'approccio standard sui trasporti è quello di incentivare la mobilità elettrica. Vedere le nuove tecnologie come il modo per ridurre le emissioni è una tentazione troppo facile e ingannevole. È facile far sposare la crescita economica con la riduzione delle emissioni attraverso la vendita di nuovi veicoli elettrici. Ma i nuovi veicoli impattano più che proporzionalmente sulle emissioni di CO2, oltre al fatto che, finché il mix di produzione energetica dice ancora fossile, non è conveniente lo switch.

Il rapporto costituisce una sfida ad affrontare le opportunità meno ovvie, ma significative, che derivano anche dall'utilizzare meno e riutilizzare di più. L'utilizzo di materiali in modo più efficiente riduce i costi di input, il che aiuterà le aziende a creare modelli di business di successo per prodotti di maggiore durata.

Le sorprese non finiscono qui: l'aspetto più delicato riguarda il cibo, o meglio il suo spreco. Gettarlo via significa impattare sulla produzione di CO2 almeno per il 15% rispetto a quanto ci manca per raggiungere gli obiettivi. E non si tratta solo dell'atteggiamento sprecone dei cittadini: sono le istituzioni, la burocrazia e le leggi l'ostacolo maggiore al contrasto degli sprechi (vedi La legge che favorisce lo spreco di cibo).

Servirebbe estendere in UE e fuori UE il programma tedesco per l'efficienza delle risorse, che ha l'obiettivo di raddoppiare la produttività delle risorse entro il 2020 e collabora con le imprese per tenere traccia dell'efficienza delle risorse e identificare le aree che necessitano di intervento politico. Ciò comporterebbe la creazione di partnership con settori chiave come la costruzione, tra quelli con il più grande potenziale per evitare le emissioni, e la definizione di standard specifici per ciascuno.

Parole di incoraggiamento sulle discusse tecnologie di cattura&stoccaggio di CO2 (vedi CO2 sotto terra). I governi mondiali devono considerare un obiettivo di emissioni "nette zero" per il 2050. Lo zero netto è il punto in cui le emissioni di gas serra sono bilanciate dall'eliminazione dei gas serra dall'atmosfera. Per arrivare a questo punto, gli esperti hanno affermato che sarà necessario investire nella tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio.

La finanza non è priva di responsabilità: gli autori dello studio raccomandano prestiti per coloro che cercano di sviluppare prodotti, processi e modelli di business efficienti sotto il profilo delle risorse (vedi Banche per lo sviluppo in ritardo sul clima).