Le richieste energetiche della criptovaluta aumentano a tassi spaventosi. In questo momento non si vede un limite.

Uno studio scientifico quantifica l'impatto energetico dei bitcoin, più che raddoppiato rispetto a cinque mesi fa.

Da gennaio, quando abbiamo pubblicato la nostra critica al consumo elettrico connesso ai bitcoin (Il danno ambientale dei Bitcoin), l'impronta energetica della criptovaluta è più che raddoppiata, rispetto ai 31 terawattora/anno calcolati in quel momento.

Si prevede che raddoppierà di nuovo entro la fine dell'anno, secondo un nuovo studio scientifico. E se ciò accadesse, il bitcoin divorerebbe lo 0,5 percento dell'elettricità mondiale, circa quanto i Paesi Bassi.

Questa è una tendenza preoccupante, specialmente per un mondo che dovrebbe fare sforzi straordinari per eliminare gli sprechi di energia e combattere il cambiamento climatico. Entro la fine del prossimo anno, il bitcoin potrebbe consumare più elettricità di tutti i pannelli solari del mondo attualmente in produzione - circa l'1,8% dell'elettricità globale, secondo una semplice estrapolazione delle previsioni dello studio. Ciò cancellerebbe in un attimo decenni di progressi nelle energie rinnovabili.

È la prima volta che un'analisi sul consumo energetico dei bitcoin è apparso in una rivista peer-reviewed, ovvero con il sistema di revisione delle pubblicazioni attuato dalle riviste scientifiche.

Il Bitcoin continua a crescere in popolarità, principalmente come investimento speculativo. E come ogni investimento speculativo sovra-pompato dall'opinione pubblica, oscilla selvaggiamente. Negli ultimi 18 mesi, il prezzo del bitcoin è salito di dieci volte, schiantato del 75%, per poi raddoppiare di nuovo, mentre nei salotti della finanza se ne parla ancora come di una questione di libertà.

Al di là del suo successo come sistema di trasferimento di valore, il bitcoin ha un costo sempre più reale. Il processo di mining ("estrazione") di monete richiede una rete di computer distribuita globalmente in funzione per risolvere problemi di matematica, questo aiuta a mantenere qualsiasi transazione individuale riservata e straordinariamente sicura. Ciò, a sua volta, richiede una corsa a una sempre crescente potenza di calcolo, che si traduce in maggiore uso di elettricità, che, al momento, non sembra avere un limite. Una singola transazione bitcoin è così energivora che potrebbe alimentare una famiglia media italiana per un mese.

I sostenitori del modello rivoluzionario di moneta parlano di costi energetici sotto controllo, favoriti dall'aumento dell'efficienza dei computer. Ma nonostante questa efficienza, il tasso di crescita dell'impronta energetica della criptovaluta è del 20 percento al mese quest'anno. Se continuasse così, il bitcoin arriverebbe a consumare tutta l'elettricità del mondo entro il gennaio 2021.

Questo semplicemente non accadrà: l'aumento di oggi non è sostenibile, e si presuppone che i governi prenderebbero seri provvedimenti prima, ma è un segnale del disastroso tasso di crescita del costo dei bitcoin.

Negli ultimi mesi, i sostenitori di bitcoin hanno criticato Alex de Vries, autore dello studio, per essere troppo pessimista riguardo al consumo di energia. In realtà, le stime di de Vries potrebbero anche essere troppo caute, non tenendo conto dell'attività di mining segreta o illegale: sono molti i nerd che utilizzano reti di computer delle università per guadagnare illecitamente qualche soldo con il mining.

Si tratta in ogni caso di un fenomeno sociale piuttosto triste, che indica come, nell'era del capitalismo, siamo disposti a rinunciare a un futuro di energia pulita in cambio di facili guadagni speculativi, o della possibilità di condurre transazioni sicure.