Secondo un rapporto Carbon Tracker, le compagnie petrolifere e del gas sottovaluterebbero le vendite di veicoli elettrici e il loro effetto sui propri affari e profitti. Chi avrà ragione?

Wall Street contro Big Oil: secondo gli analisti finanziari, i petrolieri sottovalutano i veicoli elettrici e il loro effetto, ritenuto dirompente, sulle vendite di combustibili. Ci permettiamo di dubitare.

Se le proiezioni delle case automobilistiche sulle vendite future di auto elettriche sono corrette, allora la domanda di petrolio raggiungerà il picco entro il 2027 o anche prima, facendo avvitare il prezzo del petrolio in una spirale discendente poiché le forniture superano la domanda, afferma in un rapporto Carbon Tracker (CT), un think tank finanziario indipendente che effettua analisi approfondite sull'impatto della transizione energetica sui mercati dei capitali.

Il rapporto sostiene che le compagnie di combustibili fossili hanno preso in considerazione gli efficientamenti in relazione al carburante da parte dei motori e l'effetto che potrebbero avere sulla domanda di petrolio, ma non l'aumento previsto dei veicoli elettrici stessi. C'è una grande discrepanza tra le previsioni di mercato EV da parte dei costruttori di veicoli e delle major petrolifere, afferma Laurence Watson, analista CT.

"L'industria petrolifera sta sottovalutando il potenziale dirompente dei veicoli elettrici, che potrebbe ridurre la domanda di petrolio di milioni di barili al giorno. L'aumento dell'efficienza del consumo di carburante andrà ad alimentare anche la domanda di petrolio e i profitti del settore. La posizione miope delle major petrolifere presentano un serio rischio per gli investitori," ha dichiarato.

Il rapporto esamina tutte le proiezioni delle major petrolifere, tra cui Exxon e BP, e afferma che le cifre relative alla crescita dei veicoli elettrici nel 2020 sono dal 75% al ​​250% inferiori a quelle previste dalle case automobilistiche globali che hanno annunciato obiettivi.

Le vendite di veicoli elettrici nella sola Cina, una cifra sostenuta dall'intervento del governo, dovrebbero essere 7 milioni all'anno entro il 2025. Questi, più l'obiettivo di 3 milioni all'anno di Volkswagen entro la stessa data, supererebbero le stime dell'industria petrolifera per le vendite del il mondo intero.

Ci sono grandi variabili prese in considerazione nel rapporto. Tra queste, il numero di chilometri percorsi dal veicolo elettrico medio e il tipo di auto che andrà a sostituire.

Queste variabili dipendono dall'influenza delle politiche di vari governi per ridurre il petrolio nei trasporti al fine di mantenere la temperatura globale sotto i 2°C oltre i livelli preindustriali, previsti dagli accordi di Parigi. Anche la necessità di ridurre l'inquinamento atmosferico favorisce fortemente l'introduzione di veicoli elettrici nelle città.

Un'altra questione imponderabile è la crescente efficienza del motore a combustione interna, che di per sé riduce anche la domanda di petrolio. È una tendenza crescente già consolidata in diversi paesi, tra cui la Svezia, il cui unico produttore Volvo Cars dal 2019 non produrrà più veicoli alimentati dalla sola combustione interna (vedi Volvo chiede più plastica riciclata).

L'adozione di veicoli elettrici è fondamentale per il futuro dell'industria petrolifera, poiché i trasporti assorbono il 50% della domanda totale di petrolio. Circa la metà della domanda di trasporto, ossia il 25% circa del consumo totale di petrolio, proviene da veicoli passeggeri leggeri, quelli che con maggiore probabilità a breve termine passeranno all'elettricità.

Anche i trasporti pesanti, l'aviazione e le spedizioni stanno iniziando a cambiare, ma sono le automobili a fare la differenza, almeno all'inizio della transizione.

Il rapporto sostiene che non è la domanda totale di petrolio che conta, ma la differenza tra offerta e domanda. Il crollo del 2014 nel prezzo del petrolio è stato causato da un surplus di 2 milioni di barili di petrolio al giorno, principalmente a causa del boom della produzione di shale negli Stati Uniti.

Per ripristinare il prezzo al fine di migliorare i profitti delle compagnie petrolifere, sono stati necessari sforzi congiunti dei paesi petroliferi dell'OPEC e del governo russo nel ridurre la produzione, un processo che ha richiesto tre anni.

Secondo il rapporto CT, la domanda di petrolio scenderà di 8 milioni di barili di petrolio al giorno entro il 2030 a causa dell'atteso dispiegamento di veicoli elettrici, il che significa che i paesi produttori di petrolio dovranno costantemente ridurre la loro produzione al fine di mantenere i prezzi alti.

Il rapporto sostiene che, sebbene la domanda di petrolio continuerà ad essere molto ampia, la domanda massima sarà raggiunta intorno al 2025. Lo spostamento della domanda da parte dei veicoli elettrici "sconvolgerà in modo significativo i modelli di business delle compagnie petrolifere e del gas. Inoltre, riteniamo che quando la domanda petrolifera globale raggiungerà il massimo, questo cambierà radicalmente l'approccio degli investitori al settore."

Non abbiamo motivi per contestare lo studio di Carbon Tracker, ma riteniamo sia eccessivamente ottimista sul futuro dell'elettrico. Innanzi tutto si basa sulle proiezioni commerciali delle case automobilistiche, che spesso rappresentano obiettivi di massima, piuttosto che severe previsioni. In secundis, non tene conto delle difficoltà tecniche in relazione alla durata e all'efficienza delle batterie, a oggi tutt'altro che questione risolta.

Terzo, più veicoli elettrici circolanti non significa zero petrolio consumato, perché il mix energetico delle reti elettriche è ancora ben lontano dal 100% a rinnovabili. Per cui le auto elettriche, le ibride in particolare, continueranno a consumare barili di petrolio. Quarto, non ci pare che la ricerca nel campo dei veicoli elettrici sia all'insegna dell'efficienza, anzi. Stanno uscendo con frequenza preoccupante i SUV elettrici e ibridi (vedi Le nuove generazioni preferiscono i SUV) senza che questo susciti perplessità nell'opinione pubblica addomesticata.